ROMA (Reuters) - Lunedì 15 ottobre il consiglio dei ministri non ha messo a verbale l'articolo 9 del decreto fiscale sulla dichiarazione integrativa, la misura che secondo il Movimento cinque stelle è stata manomessa ed è nei fatti divenuta un condono.
La precisazione arriva da Palazzo Chigi e smentisce il leader leghista Matteo Salvini, per il quale il vice premier Luigi Di Maio era a conoscenza di tutti i contenuti del provvedimento.
La dichiarazione integrativa permette agli evasori di far emergere il reddito non dichiarato fino ad un massimo del 30% in più rispetto all'imponibile dell'anno precedente, con un tetto di 100.000 euro.
Di Maio ha sostenuto mercoledì scorso che il decreto sia stato modificato senza un accordo preventivo in seno alla maggioranza.
Nella versione contestata dai cinque stelle, il tetto di 100.000 euro è per singola imposta e chi fa emergere i maggiori imponibili non può essere punito per i reati di dichiarazione infedele e omesso versamento. Lo scudo penale è esteso anche ai casi di riciclaggio e impiego di proventi illeciti.
Salvini ha sostenuto che il verbale sui contenuti del decreto sia stato scritto da Di Maio.
"Per scemo non passo. Se qualcuno dei 5 Stelle ha cambiato idea riscriviamo tutto del decreto fiscale. A me di condonini e condononi non frega niente. La verità è agli atti", ha detto il ministro dell'Interno.
Secondo Palazzo Chigi, la bozza del decreto fiscale che gli uffici hanno fatto trovare durante il consiglio dei ministri non conteneva la dichiarazione integrativa.
"Questa norma risultava in bianco proprio perché l'accordo politico è stato raggiunto poco prima e gli uffici non hanno fatto in tempo a tradurlo sul piano della formulazione tecnico-giuridica".
A consiglio avviato è stato portato al presidente Giuseppe Conte un foglio contenente una prima traduzione tecnica dell’accordo politico: l'articolo 9 per l'appunto.
"Il foglio non è stato distribuito a tutti i ministri presenti e il presidente si è limitato a riassumere a beneficio di tutti i termini dell'accordo raggiunto sul punto, riservando a un momento successivo la verifica tecnica come è normale che sia per tutte le disposizioni giuridiche", conclude Chigi.
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