ROMA (Reuters) - Meriam Yahya Ibrahim, la giovane cristiana sudanese trattenuta a Khartoum dopo la revoca della condannata a morte per apostasia, è arrivata questa mattina all'aeroporto romano di Ciampino su un volo della Presidenza del Consiglio, assieme alla sua famiglia.
Con Meriam, il marito e i due figli - l'ultimo dei quali nato in carcere - ha viaggiato anche il viceministro agli Esteri, Lapo Pistelli, che segue da tempo il caso della donna cristiana sudanese.
"Stanno bene e sono contenti di essere qui", ha detto Pistelli ai giornalisti a Ciampino, dove ad accoglierli c'erano il premier Matteo Renzi e il ministro degli Esteri Federica Mogherini.
Poche ore dopo il loro arrivo, Meriam e famiglia sono stati ricevuti in visita privata dal Papa in Vaticano.
"Il Pontefice li ha ringraziati per la loro testimonianza di fede", ha detto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi. L'incontro, ha aggiunto, è durato circa mezz'ora ed è da intendersi come "un segno di vicinanza e solidarietà verso tutti coloro che soffrono a causa della fede".
La famiglia di Meriam rimarrà in Italia alcuni giorni, prima di proseguire per gli Stati Uniti.
A Khartoum i quattro erano ospiti dell'ambasciata americana, ma le autorità sudanesi hanno trattato con l'Italia per portarla fuori dal Paese, in quello che la Farnesina rivendica come un suo successo.
"C'è stato un rapporto costante con le autorità sudanesi e il modo con cui abbiamo mantenuto il dialogo è stato molto apprezzato", ha commentato il viceministro.
Meriam, 27 anni, era stata condannata a morte per avere sposato un sudanese del Sud cristiano e di nazionalità americana, dopo che lei stessa era stata cresciuta in Sudan da una famiglia etiope cristiana. Il mese scorso una corte d'appello ha cancellato la condanna a morte, ma il governo si era comunque rifiutato di farla espatriare.
Il caso di Meriam era stato citato da Renzi nel suo discorso di inaugurazione del semestre europeo a Strasburgo.
Parlando di Meriam e delle ragazze nigeriane sequestrate dagli islamisti di Boko Haram, Renzi aveva sottolineato: "Se non c'è una reazione europea non possiamo sentirci degni di chiamarci Europa".
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