Investing.com - I futures del greggio sono scambiati vicino al minimo delle ultime tre settimane questo martedì, dopo la serie di telefonate ed offerte dell’ultimo minuto che non sono riuscite e sbloccare lo stallo nella situazione greca, mentre il paese è ormai ad un passo dal default.
Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna ad agosto sale di 6 centesimi, o dello 0,08% a 62,05 dollari al barile negli scambi della mattinata europea. Ieri, i futures del greggio Brent sono scesi a 61,35 dollari, il minimo dal 5 giugno, prima di chiudere a 62,01 dollari, con un crollo di 1,24 dollari, o dell’1,98%.
Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna ad agosto è sceso di 11 centesimi, o dello 0,2%, a 58,22 dollari al barile dopo aver toccato il minimo giornaliero di 57,96 dollari, un livello che non si registrava dal 5 giugno. Ieri, il greggio Nymex è crollato di 1,30 dollari, o del 2,18%, a 58,33 dollari.
Intanto, lo spread tra i contratti del greggio Brent e quelli WTI è di 3,83 dollari al barile, rispetto ai 3,68 dollari segnati alla chiusura di ieri.
Il programma di salvataggio della Grecia scadrà oggi e senza un pacchetto di emergenza Atene quasi certamente non riuscirà ad effettuare il pagamento di 1,6 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale da versare entro oggi.
Se la Grecia andasse in default, si scatenerebbero i timori per la solvibilità del paese ed i dubbi per la condizione delle banche greche ed il collaterale che usano per i prestiti della Banca Centrale Europea.
Ieri la Grecia ha bloccato il sistema bancario e le banche resteranno chiuse per sei giorni dopo la decisione della BCE di non prorogare i fondi di salvataggio.
Sabato, Atene ha interrotto le trattative con i creditori ed il Primo Ministro greco Alexis Tsipras ha indetto a sorpresa un referendum per il 5 luglio per decidere se accettare o meno i termini proposti dai creditori per prolungare il piano di salvataggio del paese.
I ministri delle finanze europei hanno rifiutato la richiesta da parte del governo greco di estendere il piano di salvataggio fino a dopo il referendum.
Un voto favorevole significherebbe che i greci accettano le riforme proposte dai creditori, mentre un rifiuto potrebbe portare all’uscita della Grecia dal blocco della moneta unica.
L’euro è in calo dello 0,65% a 1,1162, riavvicinandosi al minimo di un mese di 1,0953 segnato ieri dopo la notizia dell’inasprimento della crisi greca.
L’Indice del Dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,43% a 95,49, sostenuto dall’indebolimento dell’euro.
Intanto, i traders del greggio attendono l’esito delle trattative tra l’Iran e le potenze mondiali sul programma nucleare di Tehran che potrebbe riportare il greggio iraniano sul mercato, un mercato dove però il greggio risulta già in eccesso.
L’accordo finale sul nucleare tra le potenze occidentali e l’Iran è previsto per oggi, ma i funzionari sanno già che le trattative potrebbero protrarsi oltre la scadenza.
I traders attendono inoltre i nuovi dati settimanali sulle scorte USA di greggio e prodotti raffinati per valutare la forza della domanda da parte del principale consumatore mondiale di greggio.
L’American Petroleum Institute rilascerà il report sulle scorte nel corso della giornata, mentre il report governativo di domani dovrebbe mostrare un calo di 2,1 milioni di barili delle scorte di greggio nella settimana conclusasi il 26 giugno.
I timori per un aumento della produzione nazionale di greggio negli Stati Uniti, nonostante la riduzione del numero degli impianti di trivellazione, nelle ultime settimane hanno pesato sui prezzi.
Secondo l’agenzia di ricerche di settore Baker Hughes (NYSE:BHI), il numero degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti è sceso di tre unità la scorsa settimana a 628, segnando il ventinovesimo calo settimanale consecutivo.
Tuttavia, la produzione di greggio USA ammonta a circa 9,6 milioni di barili al giorno, il massimo dai primi anni Settanta.