di Noah Browning
LONDRA (Reuters) - I prezzi del greggio guadagnano terreno con l'aumento dei timori per i disagi sul lato dell'offerta, date le ingenti sanzioni imposte sulle banche russe in seguito all'escalation del conflitto in Ucraina, mentre i trader si affrettano a cercare fonti di greggio alternative in un mercato già contratto.
Intorno alle 12,00 italiane i futures sul Brent guadagnano 4,26 dollari il barile, o il 4,1%, a 109,23 dollari il barile, dopo un balzo di oltre 8 dollari a 113,02 dollari, ai massimi da giugno 2014.
I futures sul greggio Usa sono balzati di oltre 8 dollari il barile, ai massimi da agosto 2013, per poi perdere terreno e scambiare in rialzo di 4,01 dollari o del 3,9% a 107,42 dollari il barile.
Le esportazioni russe di greggio contribuiscono a circa l'8% dell'offerta globale.
Exxon Mobil (NYSE:XOM) ha comunicato ieri l'abbandono delle operazioni del gruppo legate a gas e petrolio in Russia, in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca. La decisione porterà la major a concedere la gestione di grandi stabilimenti di produzione sull'isola di Sachalin nell'estremo Oriente russo.
Anche se l'Occidente non ha ancora imposto sanzioni dirette sulle esportazioni energetiche, i trader statunitensi nei centri di New York e del Golfo stanno evitando il greggio russo.
Il presidente Usa Joe Biden ha dichiarato che il leader russo Vladimir Putin "non ha idea di cosa lo aspetti" in un discorso sullo stato dell'Unione focalizzato sull'invasione russa in Ucraina.
Il rilascio coordinato di 60 milioni di barili di greggio da parte degli stati membri Iea, concordato ieri, non ha tranquillizzato il mercato, e i prezzi sono aumentati dopo l'annuncio.
L'Opec+, il gruppo di produttori di greggio che include la Russia, si riunirà oggi, in un meeting in cui dovrebbe mantenere i piani per aggiungere all'offerta 400.000 barili al giorno ogni mese.
In una mossa che probabilmente inasprirà la contrazione dell'offerta a livello globale, i trader stanno evitando il greggio proveniente dall'oleodotto Cpc che ha origine in Kazakistan, fonte di oltre l'1% dell'offerta globale, a causa dei timori per l'imposizione di sanzioni.
(Tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Francesca Piscioneri)