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Impennata del greggio, l’incendio in Canada minaccia la produzione

Pubblicato 05.05.2016, 15:39
© Reuters.  Il prezzo del greggio schizza, si teme per la produzione dopo l’incendio in Canada
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Investing.com - Il prezzo del greggio continua a salire, con un balzo di oltre il 4% negli scambi statunitensi di questo giovedì, poiché un incendio in Canada ha interrotto la produzione della materia prima nel paese.

L’incendio scoppiato ad Alberta, in Canada, ha comportato l’evacuazione di 88.000 persone. Per precauzione, sono stati chiusi alcuni oleodotti nella regione, mentre la produzione in molti impianti è stata interrotta, sebbene non sia ancora chiaro di quanto si siano ridotti i volumi.

Sul New York Mercantile Exchange, il greggio con consegna a giugno schizza di 1,50 dollari, o del 3,43%, a 45,28 dollari al barile alle 13:38 GMT, o alle 09:38 ET, dopo essere rimbalzato di oltre il 4% al massimo giornaliero di 46,02 dollari.

Ieri, il prezzo del Nymex è salito di 13 centesimi, o dello 0,3%, dopo i dati che hanno mostrato il calo settimanale maggiore della produzione statunitense in quasi un anno e l’aumento maggiore del previsto delle scorte USA relative alla scorsa settimana.

Le scorte di greggio sono aumentate di 2,8 milioni di barili nella settimana terminata il 29 aprile a 543,4 milioni di barili, un nuovo massimo storico.

La produzione statunitense è scesa di 113.000 barili al giorno la scorsa settimana, il calo settimanale maggiore dallo scorso luglio. La produzione di greggio negli USA scende da 11 settimane consecutive, segnando il minimo dal settembre del 2014.

Dopo essere crollati al minimo di 13 anni di 26,05 dollari a febbraio, il prezzo del Nymex ha poi subito un’impennata di circa il 50% grazie alla riduzione della produzione di petrolio di scisto negli Stati Uniti che ha incoraggiato il sentimento. Tuttavia, gli analisti ritengono che le condizioni del mercato rimangano deboli a causa dell’eccesso di scorte.

Sull’ICE Futures Exchange di Londra, il greggio Brent con consegna a luglio schizza di 1,49 dollari, o del 3,34%, a 46,11 dollari al barile, dopo essere sceso di 35 centesimi, o dello 0,78% ieri.

Il Brent è stato supportato dall’inasprirsi degli scontri in Libia. Un ufficiale di Tripoli ha avvertito che la produzione di greggio del paese potrebbe ridursi di 120.000 barili al giorno se la National Oil Corporation, con sede a Benghazi e di proprietà del governo orientale rivale, continuerà a bloccare le autobotti dirette a Tripoli dal porto orientale di Marsa el-Hariga.

I futures del Brent sono schizzati di quasi il 45% dopo essere scesi sotto i 30 dollari al barile a metà febbraio, nonostante il nulla di fatto delle trattative di aprile a Doha tra i produttori OPEC e non-OPEC per il congelamento della produzione. L’OPEC si incontrerà di nuovo il 2 giugno a Vienna e potrebbe discutere ancora dell’iniziativa.

Intanto, lo spread tra i contratti del greggio Brent e quelli WTI è di 83 centesimi al barile, rispetto agli 84 centesimi segnati alla chiusura di ieri.

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