Di Mauro Speranza
Investing.com – Torna a calare il prezzo del petrolio tra le incertezze per l'economia cinese e le tensioni su Hong Kong che tornano a rendere tesi i rapporti tra di due paesi.
Il petrolio greggio cede oltre il 6% e torna a 31 dollari al barile, fermando bruscamente il recupero degli ultimi sei giorni arrivato grazie alla riapertura dell'economia nei diversi paesi, dopo il blocco deciso per arginare la pandemia da coronavirus. In calo anche il Brent, scambiato a 34 dollari al barile.
Nella serata di oggi (19) sono attesi i dati di Baker Hughes sugli impianti di trivellazione negli Stati Uniti che potrebbero movimentare nuovamente il prezzo del greggio, dando risposte circa la situazione attuale sulla produzione statunitense.
La Cina rinuncia a fissare il target di crescita 2020
Proprio la riapertura dell'economia era particolarmente attesa in uno dei maggiori importatori di petrolio, la Cina, ma oggi il paese asiatico ha annunciato per la prima volta dal 1990 la rinuncia a fissare un target di crescita per quest'anno.
"Non abbiamo fissato un obiettivo specifico per la crescita economica per quest'anno principalmente perché la situazione epidemica globale e la situazione economica e commerciale sono molto incerte, e lo sviluppo della Cina sta affrontando alcuni fattori imprevedibili", spiegava il premier Li Keqiang aprendo l'annuale seduta parlamentare.
L'economia cinese è calata del 6,8% nel corso del primo trimestre 2020, rappresentando il primo calo negli ultimi decenni, mostrandosi vulnerabile agli effetti della pandemia da Covid-19 così come le altre nazioni del mondo. La Cina, infine, ha annunciato lo stanziamento di ulteriori fondi governativi per cercare di far riprendere la crescita.
Tornano le tensioni a Hong Kong
Nel frattempo, la Cina ha aggiunto un ulteriore fronte di tensioni, riproponendo i contrasti con Hong Kong che avevano visto solo una pausa nel corso di questi mesi.
Il gigante asiatico ha annunciato una nuova “stretta” alle aspirazioni autonomiste delle provincie autonoma di Hong Kong e Macao, ufficialmente per garantire la “sicurezza nazionale”.
Il premier cinese Li Keqiang, in un intervento al Congresso nazionale, ha affermato che occorre "istituire solidi sistemi giuridici" per "salvaguardare la sicurezza nazionale nelle due regioni amministrative speciali" e sollecita i governi delle due regioni autonome ad "adempiere alle loro responsabilità costituzionali".
Per la giornata di oggi, gli attivisti di Hong Kong hanno organizzato una marcia di protesta contro i piani di Pechino, col timore che le nuove leggi possano limitare le libertà attraverso “la forza e la paura”.
"Ci aspettavamo che la Cina facesse qualcosa per reprimerci. Questa mossa è troppo", ha detto Leung, 21 anni, studente di criminologia a Hong Kong.
Dagli Stati Uniti, il Presidente americano Donald Trump ha avvertito Pechino che ci sarà una "reazione molto forte" degli USA se la Cina imporrà una nuova legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong.