ROMA (Reuters) - Il G7 a guida italiana discuterà di come tassare le nuove forme di impresa nate con l'economia digitale.
"Vedremo quali sono le forme possibili e concrete di cooperazione internazionale", ha spiegato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, illustrando i risultati dell'amministrazione fiscale nel 2016.
Bari ospiterà dall'11 al 13 maggio i ministri finanziari dei sette paesi più ricchi al mondo.
Italia, Francia e altri Paesi criticano da tempo Google (NASDAQ:GOOGL), Yahoo! (NASDAQ:YHOO) e gli altri giganti del web perché fanno profitti in tutto il mondo ma hanno sede fiscale in Paesi come l'Irlanda, dove il prelievo sul reddito d'impresa è tra i più bassi d'Europa.
Le proteste non hanno portato ad alcun risultato. L'Unione europea, infatti, consente alle multinazionali di pagare le tasse solo nei paesi in cui sono presenti con una "stabile organizzazione di impresa", cioè uffici e stabilimenti.
Nel 2013 il governo di Enrico Letta introdusse una Web tax basata sull'obbligo di aprire una partita Iva per vendere beni e servizi in Italia. Appena arrivato a Palazzo Chigi, Matteo Renzi decise di abrogare la legge temendo censure della Commissione europea, che vieta restrizioni alla libera circolazione di imprese e capitali.
Padoan ha criticato l'abitudine delle multinazionali di eludere gli obblighi fiscali sfruttando "le asimmetrie fra ordinamenti" e ha rivendicato il ruolo svolto dall'Italia "per mettere fine al segreto bancario".
Secondo i dati diffusi dal ministro, la lotta all'evasione nel 2016 ha permesso di riscuotere 19 miliardi di euro.
Il gettito è però fermo ai 14,9 miliardi del 2015 se si escludono dal calcolo i 4,1 miliardi della 'voluntary disclosure', la procedura con cui gli evasori hanno potuto far emergere i capitali nascosti in Italia e all'estero.
Le entrate tributarie sono salite lo scorso anno a quota 450 miliardi dai 436 miliardi del 2015 e dai 419 del 2014, ha aggiunto Padoan.
(Giuseppe Fonte)