Mercoledì scorso, S&P Global Ratings ha mantenuto il rating sovrano degli Stati Uniti "AA+/A-1+", con un outlook stabile che riflette le aspettative di una continua resistenza economica e di una politica monetaria efficace. La conferma arriva nonostante gli elevati livelli di debito pubblico e le difficoltà nel raggiungere una cooperazione fiscale bipartisan.
Le prospettive stabili sono sostenute dai controlli e dagli equilibri istituzionali degli Stati Uniti, dal forte stato di diritto e dal libero flusso di informazioni, che contribuiscono alla prevedibilità delle politiche economiche. La solidità delle istituzioni americane, la sua economia e le dimensioni e la profondità del suo mercato finanziario sostengono lo status del dollaro americano come prima valuta di riserva al mondo e favoriscono la flessibilità delle politiche. Tuttavia, gli indicatori fiscali relativamente deboli, come il debito pubblico netto che si avvicina al 100% del PIL e il pagamento degli interessi che supera il 10% delle entrate, continuano a limitare il rating del credito.
La ricchezza, la diversità e i punti di forza istituzionali dell'economia statunitense, insieme a una Federal Reserve proattiva, sostengono l'affidabilità creditizia del Paese. Nonostante la polarizzazione e l'avvicinarsi delle elezioni nazionali, S&P prevede che l'economia statunitense crescerà a un tasso di circa il 2% nel medio termine, con una previsione di crescita del 2,5% per l'anno in corso. Il mercato del lavoro rimane rigido e si prevede che la crescita del PIL reale sarà in media dell'1,7% dal 2025 al 2027.
Il ruolo dominante del dollaro statunitense come valuta di riserva internazionale e la credibilità della Federal Reserve consentono al Paese una notevole flessibilità di politica monetaria. S&P prevede che il debito pubblico netto supererà il 100% del PIL nei prossimi tre anni. L'inflazione, che ha raggiunto il suo picco nel 2022, dovrebbe raggiungere una media del 2,8% nel 2024 e scendere verso l'obiettivo del 2% fissato dalla Fed negli anni successivi.
Il rapporto debito estero degli Stati Uniti dovrebbe rimanere intorno al 375% delle entrate delle partite correnti dal 2024 al 2027. Ciononostante, gli Stati Uniti mantengono una posizione debitoria netta verso l'estero più bassa e il deficit delle partite correnti dovrebbe rimanere a circa il 3,0% del PIL nel breve termine.
S&P prevede che il deficit pubblico si attesterà in media intorno al 6,0% del PIL nei prossimi anni, con un debito pubblico netto che raggiungerà il 94% del PIL nel 2023 e probabilmente supererà il 100% nel 2026-2027. Il rapporto tra interessi netti e entrate pubbliche è stato dell'11% nel 2023 e si prevede che questo valore si mantenga vicino a questi livelli. Le partecipazioni dei non residenti rappresentano circa un terzo del debito sovrano statunitense.
Gli Stati Uniti continuano a dover far fronte a moderate passività contingenti da parte del settore finanziario non depositario e delle imprese pubbliche non finanziarie. Entità come Fannie Mae e Freddie Mac, con attività per un totale di 8,4 trilioni di dollari a dicembre 2023, sono considerate di dimensioni rilevanti e si prevede che riceveranno un sostegno straordinario dal Tesoro, se necessario, a causa del loro ruolo critico nel settore immobiliare.
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