Di Alessandro Albano
Investing.com - Mentre prosegue lo scontro militare in Donbass, il presidente russo Vladimir Putin ha celebrato a Mosca il "Giorno della Vittoria" in ricordo della fine della Seconda Guerra mondiale nel 1945, paragonando il conflitto di 77 anni fa con "l'operazione speciale" in Ucraina iniziata il 24 febbraio scorso.
"Oggi state difendendo quello per cui hanno combattuto i nostri padri, nonni e bisnonni", ha affermato Putin nel discorso che ha preceduto la parata militare nella Piazza Rossa, aggiungendo che i russi stanno combattendo "per la patria, per il futuro, in modo che nessuno dimentichi le lezioni della seconda guerra mondiale, in modo che non ci sia posto per carnefici, persecutori e nazisti".
L'invasione dell'Ucraina, il cui obiettivo è la sua "de-nazificazione", è stata "inevitabile per prevenire la restaurazione del nazismo", è stata una risposta "al progetto Nato di attaccare il Donbass (area controllata dai separatisti russi) e invadere la Crimea (penisola sul Mar Nero annessa al Cremlino nel 2014)", ha sottolineato Putin.
In una piazza riempita con circa 11 mila truppe e ampio arsenale militare, il presidente della Federazione russa ha poi giustificato le operazioni in Ucraina per "evitare l'orrore di una guerra globale" precisando che la Russia "è sempre stata favorevole alla creazione di un sistema indivisibile per la sicurezza, ma la Nato non ha voluto ascoltarci".
G7 spinge su sanzioni
Intanto, a diverse migliaia di chilometri da Mosca proseguono le discussioni sulle nuove sanzioni economiche da imporre contro Mosca. In una riunione tenuta in videoconferenza al quale ha partecipato anche il premier ucraino Zelensky, i leader del G7 si sono impegnati ad incrementare l'isolamento economico della Russia e ad "aumentare l'intensità" delle sanzioni mirate contro gli esponenti del Cremlino.
In una dichiarazione, il G7 ha affermato che si s'impegna "ad eliminare gradualmente la nostra dipendenza dall'energia russa" attraverso lo stop "graduale dell'importazione di petrolio russo", rafforzando "l'isolamento economico" della Russia.
Confermando il supporto economico a Kiev (che ora ha raggiunto i 24 miliardi di dollari), i 'grandi 7' s'impegnano "a continuare la nostra campagna contro le élite finanziarie russe" e ad "agire contro le banche russe collegate all'economia globale e critiche per il sistema finanziario russo".
Ue non trova accordo
Ancora divisa, invece, l'Unione Europea, in attesa di nuovi incontri previsti in questo giorni. Nella quarta riunione in poco più di una settimana tenutasi ieri, i rappresentanti dei 27 Paesi Ue non sono riusciti a trovare una quadra sulla proposta della Commissione Ue di imporre l'embargo sulle importazioni di greggio e raffinati dalla Russia all'interno del sesto round di sanzioni.
A mettersi di traverso sono i Paesi dell'Europa centrale come Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca i quali hanno espresso preoccupazione per le conseguenze delle sanzioni sulle proprie economie vista la loro dipendenza dagli oleodotti ex sovietici.
Per andare incontro alle esigenze dei diversi stati membri, venerdì scorso la Commissione europea ha modificato la proposta di embargo sul petrolio russo dopo la minaccia di veto arrivata dai Paesi dell'area CEE, estendendo il periodo dell'entrata in vigore dell'embargo ad Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca.
In base alla nuova modifica, Budapest e Bratislava potranno acquistare greggio e raffinati russi fino alla fine del 2024, mentre Praga potrà approvigionarsi da Mosca fino a giugno 2024, salvo che quest'ultima "non ottenga prima il petrolio attraverso un oleodotto dall'Europa meridionale" scrive l'agenzia di stampa.
Stando a quanto riferito da alcuni diplomatici al Sole24Ore, l'Europa "è unita sulla necessità di adottare il sesto pacchetto di sanzioni", ma ci sono discussioni in atto su "questioni tecniche legate alla sicurezza degli approvvigionamenti e alla riconversione industriale".