Si definisce asset allocation, quel processo di distribuzione delle risorse finanziarie fra le diverse asset class a disposizione (azioni, obbligazioni, ecc...), ma anche tra i diversi strumenti (fondi, certificati ecc.). Se l'allocazione si pone come obiettivo l'ottimizzazione dei segnali di breve termine offerti dal mercato, si parla di asset allocation tattica e in questo ambito si inserisce una delle strategie più ricercate da chi punta a un'efficiente gestione di portafoglio: la strategia core-satellite. Strategia core-satellite, in cosa consiste? Tale strategia sintetizza le caratteristiche proprie della gestione attiva e di quella passiva, prevedendo la ripartizione dell'intero portafoglio in due componenti, una definita “core” e l'altra “satellite”, dove la prima viene gestita passivamente, riproducendo la composizione del benchmark di riferimento del portafoglio strategico in modo da replicarne le caratteristiche di rischio/rendimento atteso e la seconda si pone come obiettivo la creazione di rendimenti in eccesso rispetto al benchmark (alpha), caratterizzandosi pertanto per un livello di tracking error e volatilità maggiori rispetto a quello, prossimo allo zero, della componente “a benchmark” (core). Il portafoglio attivo (satellite) viene gestito secondo una prospettiva di più breve termine rispetto a quella core, prevedendo una frequente revisione delle attese di mercato e un elevato grado di dinamicità nella gestione delle asset class di cui si compone. Mercati volatili: ogni quanto riaggiustare il portafoglio? In presenza di mercati finanziari caratterizzati da un'elevata volatilità, si rende necessario rivedere con una maggiore frequenza sia la struttura interna del portafoglio, in termini di ripartizione tra la componente attiva e quella passiva, sia l'articolazione per asset class e per strumenti finanziari, soprattutto della componente satellite. E proprio da questo punto di vista che il ricorso a prodotti dal payoff atipico e asimmetrico come i certificati di investimento risulta quasi inevitabile. Sono due le direzioni in cui viaggiano le strategie asimmetriche che vanno ad affiancarsi alla componente di portafoglio “core”: quella che porta all'ottimizzazione del rendimento, con i prodotti Yield Enhancement e quella che si pone come obiettivo la copertura attraverso la correlazione negativa, con i certificati “reverse”. Sono proprio questi ultimi che, anche grazie all'innovazione di prodotto che sta caratterizzando l'industria dei certificati di investimento, possono apportare indubbi benefici all'asset allocation in quanto capaci di generare rendimento in contesti di mercato negativi o anche moderatamente positivi. Si pensi ad esempio a quei certificati con facoltà short con cedole periodiche e opzione autocallable, che prevedono il pagamento dei premi in caso di stabilità o ribasso del mercato e la protezione condizionata del capitale alla tenuta di una barriera posizionata a un livello superiore allo strike iniziale del sottostante. Noti come Reverse Bonus Cap, con il premio riconosciuto unicamente alla scadenza, o come Reverse Phoenix, con il rendimento distribuito attraverso flusso cedolare periodico condizionato, i certificati studiati con finalità di copertura di portafoglio sono a tutti gli effetti uno strumento in più a disposizione del consulente.