L'inflazione italiana ha ripreso slancio in maggio, dopo la correzione osservata il mese precedente, mentre dai numeri del mercato del lavoro di aprile sono arrivati segnali contrastanti, con l'occupazione che si conferma in crescita, anche se accompagnata da un calo dei dipendenti permanenti.
E' la fotografia restituita dai numeri pubblicati stamane da Istat, che si inseriscono nel quadro di un'economia che resta in crescita, anche se esposta all'incertezza politica interna, riverberatasi negli ultimi giorni sui mercati finanziari, ed alle incognite sulle possibile ricadute di una guerra commerciale tra Usa e Ue.
Per quanto riguarda i prezzi, l'inflazione armonizzata ai parametri europei ha accelerato a 1,1% su anno da 0,6% di aprile, risultando di un decimo superiore alle attese.
"Sicuramente la notizia posiitiva è il recupero dei prezzi dopo il tonfo del mese di aprile, che si è rivelato temporaneo e legato all'anticipo delle festività pasquali", commenta Loredana Federico, economista di UniCredit (MI:CRDI), sottolineando come la risalita sia determinata sia da una ripresa dell'inflazione di fondo ma anche delle componenti più volatili.
I prezzi al consumo, nelle attese di Federico, dovrebbe ripiegare nuovamente nei mesi successivi, per poi riacquistare slancio nell'ultima parte dell'anno, sulla spinta dell'aumento legati ai prezzi di petrolio e materie prime.
A maggio nell'intera zona euro l'inflazione tendenziale ha accelerato a 1,9% da 1,2%, trainata dall'energia e dagli alimentari. Nei prossimi mesi, secondo l'economista di UniCredit, è prevedibile un rientro, che dovrebbe consentire di chiudere l'anno con una media di 1,7% contro 1,1% di quella italiana.
Al netto di alimentari energetici e alimentari freschi l'inflazione è salita di 3 decimi a 0,8% in Italia e di due decimi a 1,3% nella zona euro.
CRESCITA OCCUPAZIONE TRAINATA DA CONTRATTI A TERMINE
Se il numero degli occupati in Italia ha toccato un nuovo record nel mese di aprile, toccando quota 23,2 milioni, va però sottolineato come esso sia dovuto all'aumento dei dipendenti a termine, creciuti di 41.000 unità rispetto al mese precedente e di 329.000 unità rispetto allo stesso periodo del 2017.
Sono diminuiti invece di 37.000 unità su mese e di 112.000 unità su anno i dipendenti permanenti, nonostante dall'inizio di quest'anno sia in vigore gli incentivi per l'assunzione di under 35 al primo contratto indeterminato.
"Credo che le imprese siano ancora estremamente prudenti, perchè tendono a interpretare la ripresa più come ciclica che pienamente strutturale", commenta Nicola Nobile, economista di Oxford Economics. Su base mensile si è inoltre osservato un aumento di 60.000 unità degli occupati indipendenti, segnale comunque che la ripresa in atto, per quanto debole, continua a creare posti di lavoro.
D'altra parte, l'aumento del tasso di disoccupazione a 11,2% da 11,1% (nella zona euro è sceso di un decimo a 8,5%) è accompagnato da una diminuizione degli inattivi (scesi di 74.000 unità su mese, e di 318.000 unità su anno), dato interpretato dagli analisti in questa fase come il segnale di una maggiore fiducia nel trovare un'occupazione.
La domanda di lavoro da parte delle imprese resta comunque inferiore incapace di assorbire del tutto la nuova forza lavoro, come dimostra l'aumento dei disoccupati di 17.000 unità su mese e di 24.000 su anno.
Nelle attese di previsori privati ed istituzionali il Pil italiano dovrebbe crescere intorno a 1,4-1,5% quest'anno, sostanzialmente replicando la performance dell'anno scorso, la migliore in 7 anni.
"L'occupazione -- finchè cresce il Pil, e mi aspetto che l'espansione prosegua -- continuerà a crescere. Certo, le fibrillazioni sui mercati finanziari e la conseguente incertezza potrebbero potrebbero limare la crescita dell'economia di qualche decimo di punto rispetto alle previsioni", conclude Nobile.
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