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Le cinque cose da seguire sui mercati questo mercoledì

Pubblicato 11.04.2018, 11:29
Aggiornato 11.04.2018, 12:36
© Reuters.  Le cinque cose da seguire sui mercati questo mercoledì
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Investing.com - Ecco le cinque principali notizie da seguire sui mercati finanziari questo mercoledì 11 aprile:

1. Trump valuta un attacco militare in Siria

Il Presidente USA Donald Trump e gli alleati occidentali stanno discutendo di una possibile azione militare per punire il Presidente siriano Bashar Assad per il sospetto attacco con gas velenoso avvenuto nel fine settimana contro una roccaforte dei ribelli che si oppongono alle forze governative.

Ieri Trump ha annullato il viaggio in programma in America Latina questa settimana per concentrarsi sulla risposta a quanto avvenuto in Siria, secondo quanto reso noto dalla Casa Bianca. Lunedì, aveva annunciato una risposta forte e veloce una volta stabilita la responsabilità dell’attacco in Siria.

L’agenzia paneuropea di controllo del traffico aereo Eurocontrol ieri ha avvertito le compagnie aeree di prestare cautela nel Mediterraneo orientale per via dei possibili attacchi aerei in Siria nelle prossime 72 ore.

Nell’avviso si legge che potrebbero essere utilizzati dei missili aria-superficie o dei missili da crociera in quell’arco temporale, una mossa che potrebbe provocare una risposta dalla Russia.

2. I future dei titoli azionari USA puntano ad un’apertura al ribasso

I future dei titoli azionari USA puntano ad un’apertura al ribasso, la possibilità di un attacco militare statunitense in Siria ha reso gli investitori cauti.

I future Dow blue-chip scendono di 80 punti, o dello 0,3%, i future S&P 500 sono in calo di 12 punti, o dello 0,5%, mentre i future Nasdaq 100 legati al settore tech vanno giù di 27 punti, o dello 0,4%.

Facebook (NASDAQ:FB) resta sotto i riflettori, con il suo amministratore delegato Mark Zuckerberg che oggi dovrà rispondere per il secondo giorno consecutivo alle domande dei legislatori del Congresso in merito allo scandalo Cambridge Analytica.

I titoli USA sono schizzati ieri, con i tre principali indici che hanno segnato impennate di quasi il 2% quando la Cina si è mostrata meno aggressiva nelle tensioni commerciali con gli Stati Uniti, allentando i timori di una vera e propria guerra commerciale.

In Europa, le principali borse del continente segnano un lieve calo nel ribasso generale, anche se gli ottimi risultati della catena britannica Tesco (LON:TSCO) e la forza dei titoli delle telecomunicazioni hanno contribuito a limitare i ribassi.

In Asia, la maggior parte dei mercati ha chiuso in lieve rialzo, sulla scia dei guadagni della notte registrati negli Stati Uniti ed in Europa.

3. Tutti gli occhi sono puntati sui dati sull’inflazione USA

Il Dipartimento per il Commercio USA pubblicherà i dati sull’inflazione relativi al mese di marzo alle 8:30 ET (12:30 GMT) di oggi; i trader li seguiranno con particolare attenzione per capire se saranno migliori del previsto, proprio come quelli sui prezzi alla produzione di ieri.

Gli analisti dei mercati prevedono che i prezzi al consumo siano saliti del 2,4% su base annua, in salita dal 2,2% di febbraio.

L’inflazione core, che esclude i costi di alimenti e carburante, dovrebbe essere rimbalzata del 2,1%, accelerando rispetto all’aumento dell’1,8% del mese prima.

I prezzi core sono considerati dalla Federal Reserve un indicatore migliore delle pressioni inflazionarie a lungo termine poiché escludono i costi delle categorie volatili come alimenti ed energetici.

Un balzo dell’inflazione potrebbe indicare che la Fed dovrà alzare i tassi di interesse più velocemente se comincerà a superare l’obiettivo del 2%.

L’indice del dollaro contro un paniere di altre sei principali valute, si attesta a 89,23, il minimo dal 28 marzo.

Sul mercato dei bond, il rendimento dei Buoni del Tesoro a 10 anni USA è pressoché invariato al 2,797%.

4. La Fed pubblicherà i verbali del vertice del FOMC

Nel pomeriggio, la Federal Reserve pubblicherà i verbali dell’ultimo vertice di politica monetaria, alle 14:00 ET (18:00 GMT), da cui potrebbero emergere indicazioni sul ritmo degli aumenti dei tassi di interesse di quest’anno.

La banca centrale USA ha alzato i tassi di interesse come previsto dopo il vertice del 21 marzo, confermando le previsioni di altri due aumenti nel 2018.

Il Presidente della Fed Jerome Powell la scorsa settimana ha affermato che la banca probabilmente dovrà continuare ad alzare i tassi di interesse quest’anno per tenere sotto controllo l’inflazione. Ha aggiunto che è ancora troppo presto per capire se le recenti questioni commerciali peseranno sull’economia statunitense.

Dai commenti emerge che i costi di prestito continueranno a salire quest’anno nonostante la recente volatilità sui mercati causata dal conflitto commerciale.

La probabilità di un aumento dei tassi in occasione del vertice di giugno della Fed è pari a circa il 90%, secondo lo Strumento di Controllo dei Tassi della Fed di Investing.com. Le probabilità di un terzo aumento entro dicembre si attestano al 75%.

5. Report settimanale sulle scorte dell’EIA al centro della scena

I trader del greggio attendono i nuovi dati settimanali sulle scorte di greggio statunitensi per valutare la forza della domanda del principale consumatore mondiale di oro nero e quanto velocemente i livelli di produzione continueranno ad aumentare.

La U.S. Energy Information Administration rilascerà il report settimanale ufficiale sulle scorte oggi alle 10:30 ET (14:30 GMT), e si prevede un calo di circa 0,2 milioni di barili.

Alla chiusura dei mercati ieri, l’American Petroleum Institute ha dichiarato che le scorte di greggio statunitensi sono salite di 1,8 milioni di barili nella settimana terminata il 6 aprile. Ci sono spesso grosse differenze tra le stime API ed i dati ufficiali dell’EIA.

Il prezzo del greggio rimane pressoché invariato, con i future del greggio WTI scambiati a New York in salita di 10 centesimi a 65,51 dollari al barile, mentre i future del Brent scendono di 2 centesimi a 71,02 dollari.

Entrambi i riferimenti hanno registrato impennate di oltre il 3% ieri, con il Brent che ha raggiunto il massimo dalla fine del 2014.

Sebbene la Siria non sia direttamente un produttore di greggio, il Medio Oriente in generale è il principale esportatore mondiale di greggio e le tensioni nella regione tendono a far stare il mercato del greggio all’erta.

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