Di Mauro Speranza
Investing.com – Sempre più “America First”. Il discorso del Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non abbandona i toni da campagna elettorale nonostante siano passati tre anni dalla sua elezione e manchi un anno al prossimo appuntamento con le urne.
Il processo di creazione del nemico adottato da sempre dal presidente ‘twittatore’, punta sui nemici di sempre, la Cina e l’Unione europea, aggiungendo la Federal Reserve, ‘arma’ che Trump vorrebbe utilizzare a suo piacimento.
Il suo discorso di ieri, atteso non solo dai mercati per dare un segnale sulla situazione attuale sui temi scottanti quali la guerra dei dazi con la Cina e il vecchio continente, si è trasformato in una passerella in cui Trump ha rivendicato i risultati ottenuti.
“Quando sono diventato presidente non è che ci fossero tanti posti di lavoro”, raccontava Trump, “e gli esperti dicevano che non c'era altra scelta che accettare la stagnazione. Ma io sapevo che, lavorando insieme, avremmo reso l'America ancora più grande". E infatti "l'anno scorso la crescita del Pil Usa è stata la più alta in più di un decennio".
Dopo la celebrazione, arriva l’attacco alla Federal Reserve, colpevole di non collaborare nonostante “gli Stati Uniti abbiano un potenziale economico incredibile”. "Stiamo competendo in modo attivo con nazioni che stanno tagliando i tassi di interesse al punto tale da farli diventare negativi", spiegava Trump, che sui tassi negativi si chiedeva: "chi mai aveva sentito parlare di una cosa del genere? " E poi: “Datemi un po' di quei soldi. Voglio un po' di quei soldi”.
Anche una sorta di autocritica si è trasformato un attacco a Jerome Powell. “Commettiamo tutti qualche errore, vero?”, si chiedeva ancora in riferimento alla nomina del Presidente della Fed. “A volte li commettiamo”: l’attacco era così servito.
‘Messa a posto’ la Fed, Trump iniziava ad affrontare le guerre commerciali, colpendo a est e a ovest. “Molti paesi ci impongono dazi straordinariamente alti o creano barriere commerciali impossibili”, aggiungendo che l’Unione europea si è comportata spesso peggio della Cina. Attacco che arriva alla vigilia della decisione sulle tariffe relative al settore automobilistico, nonostante le ipotesi di rinvio diffuse dai media.
Ottimismo raffreddato da Trump anche nei confronti dell’altro scontro economico, quello col gigante orientale, affermato che nonostante siano “vicini a firmare la fase 1 dell’accordo commerciale”, gli Stati Uniti accetteranno “un accordo solo se sarà buono per gli USA e i suoi lavoratori”.
Poi l’attacco finale:
"Fin da quando la Cina è entrata a far parte del World Trade Organization (WTO-Organizzazione mondiale del commercio), nel 2001, nessuno ha manipolato e approfittato meglio degli Stati Uniti". Alla fine, "nessuno ci ha ingannati meglio della Cina".