Investing.com - Il dollaro sale al massimo di quasi due settimane contro il paniere delle valute questo martedì, nei timori che lo scontro commerciale USA-Cina possa peggiorare, mentre la sterlina si indebolisce in seguito alle parole del Presidente USA Donald Trump secondo cui l’accordo sulla Brexit è un male per il Regno Unito.
L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, sale dello 0,15% a 97,12 alle 04:37 ET (09:37 GMT), il massimo dal 15 novembre.
La domanda di dollaro viene supportata dal riemergere dei timori commerciali, sulla scia della minaccia di Trump di aumentare i dazi sulla Cina e di estenderli a tutte le importazioni cinesi.
In un’intervista al Wall Street Journal, Trump ha dichiarato che era “altamente improbabile” che accettasse la richiesta del Presidente cinese Xi Jinping di evitare nuovi dazi, previsti a partire da gennaio.
Gli investitori speravano che le trattative in programma tra Trump e il leader cinese in occasione del summit del G20 di questa settimana potessero portare ad una tregua nella “guerra” commerciale.
La sterlina si indebolisce, con la coppia GBP/USD giù dello 0,6% a 1,2753, dopo che il Presidente USA ha affermato che l’accordo per la Brexit pensato dal Primo Ministro britannico Theresa May sembra un “ottimo accordo per l’UE”, che bloccherà gli scambi tra Regno Unito e Stati Uniti.
I commenti di Trump probabilmente freneranno la mano di May proprio ora che sta cercando di far approvare l’accordo dal Parlamento.
La sterlina scende anche contro l’euro, con la coppia EUR/GBP su dello 0,35% a 0,8873.
La moneta unica è pressoché invariata contro il biglietto verde, con la coppia EUR/USD a 1,1323.
Il dollaro è stabile contro lo yen, tradizionale valuta rifugio, con la coppia USD/JPY a 113,62.
L’attenzione degli investitori si rivolge al discorso del Presidente della Federal Reserve Jerome Powell ed ai verbali del vertice di novembre della Fed in programma per giovedì, per avere maggiori indicazioni sull’andamento futuro dei tassi di interesse.