Di Alessandro Albano
Investing.com - A spoglio ormai concluso, i risultati delle elezioni turche non hanno visto alcun candidato ottenere il 50% necessario per vincere al primo turno, rimandando tutto alla seconda tornata elettorale che si terrà tra due settimane.
Il margine è stato particolarmente ristretto, con il Presidente Erdoğan che ha superato i sondaggi pre-elezioni con oltre il 49% dei voti al primo turno, dopo lo spoglio del 99% dei voti, mentre Kılıçdaroğlu /45% circa) ha disatteso le aspettative dei sondaggi che lo volevano tra il 47% e il 49%.
Con Sinan Oğan e l'MHP (5%) che saranno centrali nel secondo turno per capire dove andranno a confluire i loro voti, sono importanti da seguire anche le elezioni parlamentari. L'Alleanza Cumhur guidata dall'AKP probabilmente otterrà la maggioranza, mettendo Erdoğan in una posizione di vantaggio al secondo turno, e anche se Kılıçdaroğlu dovesse registrare un significativo miglioramento nei voti al secondo turno, dovrebbe poi governare con un parlamento guidato dall'AKP.
Sui mercati i primi effetti possono dirsi negativi, come fa notare Richard Briggs, Senior Fund Manager, Emerging Market Debt di Candriam in una nota inviata ad Investing.com, con "gli spread creditizi che si sono allargati in modo significativo e le aspettative sui tassi di riferimento che sono tornati a un livello insostenibile".
Il movimento si sposa con la linea fiscale del governo Erdogan, che negli ultimi anni ha adottato una politica poco ortodossa continuando ad abbassare i tassi d'interesse pur in un contesto di iper-inflazione, facendo crollare la lira e mandando in tilt i conti pubblici.
Dopo lo spoglio, la valuta si è avvicinata ai minimi storici contro il dollaro americano toccati l'11 maggio oltre TRY19,7, con il cambio USD/TRY ora oltre i 19,66. E questo, secondo l'esperto di Candriam, non dovrebbe cambiare "se il presidente Erdoğan resterà al potere".
L'esperto di mercati emergenti si aspettava però movimenti più ampi sul cambio, che non sono avvenuti "grazie agli interventi locali". "E' probabile che la situazione rimarrà invariata nel breve termine - ha aggiunto - ma a costo di ingenti interventi da parte della banca centrale e delle banche locali, che creeranno maggiori squilibri che la Turchia dovrà risolvere quando sarà il momento".
La Turchia ha sempre avuto delle vulnerabilità, ha evidenziato Briggs, ma negli ultimi tre anni "il Paese ha sempre più preso tempo, finanziato dai depositi di altre banche centrali, in particolare degli Stati del Golfo, e dai depositi della Russia dopo l'invasione dell'Ucraina".
"Se la Turchia continua a registrare ampi disavanzi delle partite correnti, una volta che questi flussi si interromperanno o si invertiranno, la pressione sulla valuta e sull'economia potrebbe essere forte in assenza di un quadro politico credibile, cosa meno probabile sotto l'attuale amministrazione", ha avvertito il manager della società do gestione.
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