ROMA (Reuters) - La commissione Giustizia della Camera ha approvato il decreto legge con le misure per accelerare l'escussione delle garanzie sui crediti e il regime fiscale più favorevole sulle rettifiche di valore.
Dopo il via libera dell'aula, atteso la prossima settimana, il provvedimento andrà in Senato per la seconda e probabilmente ultima lettura, prima che inizi la pausa estiva.
Obiettivo del governo è stimolare il mercato dei crediti deteriorati, pressoché inesistente in Italia.
Le sofferenze lorde hanno toccato a maggio quota 193,7 miliardi, oltre il 10% degli impieghi e un livello mai visto negli ultimi 20 anni, mentre i crediti deteriorati complessivi sono superiori a 350 miliardi di euro.
L'esecutivo ritiene che, aiutando le banche a smaltire questa zavorra, anche l'offerta di credito a famiglie e imprese dovrebbe via via aumentare, sostenendo la ripresa.
Con la conversione in legge del decreto il governo spera anche di smussare le obiezioni della Commissione europea al progetto italiano di Bad bank, cioè la costituzione di un veicolo munito di garanzia pubblica che rilevi dalle banche le sofferenze.
Alla base del pacchetto c'è l'idea che ridurre di 2 anni il periodo medio di recupero possa aumentare del 10% il valore dei 'non performing loans'.
Tra le varie misure ve ne è una che consente ai creditori di formulare proposte di concordato concorrenti a quella dell'impreditore. Le proposte non sono però ammissibili se il piano dell'imprenditore assicura il pagamento di almeno il 40% dei crediti chirografari (30% nel caso di concordato con continuità aziendale).
Viene inoltre tassativamente escluso che banche titolari di piccoli crediti possano esercitare un potere di interdizione quando le banche maggiormente esposte aderiscono agli accordi di ristrutturazione.
Infine, il decreto permette agli imprenditori, quando è preservata la continuità aziendale, di contrarre nuovi crediti in attesa di concludere il concordato preventivo e la ristrutturazione dei debiti.
In campo fiscale il decreto allinea la legge italiana sulle svalutazioni alla maggior parte dei Paesi europei e punta così anche a disinnescare una possibile procedura di infrazione europea per le Dta, le cosiddette imposte differite attive, che in gran parte derivano proprio dal limite alla deducibilità fiscale delle rettifiche.
Finora, infatti, le banche potevano dedurre fiscalmente in cinque anni le perdite da svalutazione sui crediti.
Dal 2016 le svalutazioni saranno integralmente deducibili nell'esercizio in cui sono rilevate in bilancio.
Quest'anno, in via transitoria, le svalutazioni sono rese deducibili nei limiti del 75% del loro ammontare. Il restante 25%, così come le rettifiche di valore iscritte a bilancio fino al 2014, saranno deducibili in 10 anni.
Restano immutati gli acconti sull'Ires per il periodo d'imposta 2015 e per i due periodi successivi.