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Lusso, per Deutsche Bank a Italia servirebbe consolidamento e 'Eataly' della moda

Pubblicato 16.11.2017, 15:46
Aggiornato 16.11.2017, 15:50
© Reuters. A model displays a creation from the MSGM Spring/Summer 2018 show at the Milan Fashion Week in Milan

MILANO (Reuters) - Il mondo della moda e del lusso italiano ha risorse, idee e talenti, ma non sono valorizzati come dovrebbero a livello di sistema.

Una soluzione coraggiosa sarebbe dare vita a un conglomerato italiano del lusso sul modello francese o quanto meno lanciare una sorta di Eataly del lusso.

E' la "provocazione" - così l'ha definita - fatta dall'analista di Deutsche Bank Francesca Di Pasquantonio al Fashion&Luxury Summit organizzato da Pambianco e dalla banca tedesca.

La sua stima è che il 2017 di chiuderà per il settore globale del lusso con una crescita del 6-7%. L'Italia grosso modo dovrebbe seguire il trend, ma potrebbe fare molto meglio.

Per esempio: oltre la metà della domanda globale è generata dai turisti e il canale "travel retail", che non è minacciato dalla competizione dell'e-commerce, può rappresentare fino al 10% del fatturato.

In questo caso il "fare sistema" è un volano chiave che passa da un'alleanza lusso/turismo, dal coinvolgimento delle istituzioni per facilitare i visti turistici concessi ai cinesi o potenziare il sistema degli aeroporti.

Che l'unione faccia la forza è dimostrato, secondo l'analista, dai conglomerati francesi come Lvmh e Kering (PA:PRTP) che possiedono un insieme di capacità difficile da replicare per i monobrand.

Di qui le due sfide lannciate oggi: prima fra tutte quella tanto spesso invocata di avviare anche in Italia un processo di aggregazione dei marchi, che spesso hanno dimensioni ridotte e un potenziale inespresso.

L'altra è tentare la strada di un 'Eataly' della moda: creare un contenitore retail che possa mettere insieme marchi di qualità italiani che non avrebbero da soli la forza di aprire sulla Fifth Avenue a New York.

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In fondo, ricorda Di Pasquantonio, il Made in Italy è il terzo brand al mondo secondo Google (NASDAQ:GOOGL).

(Claudia Cristoferi)

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