di Elvira Pollina e Mathieu Rosemain
MILANO (Reuters) - I titoli Mfe hanno registrato un netto rialzo dopo la morte di Silvio Berlusconi su speculazioni in merito a un possibile passaggio di mano dell'azienda, ma una soluzione del genere presenta una serie di ostacoli.
La francese Vivendi (EPA:VIV), con una quota del 19,8% in Mfe, è vista da molti come l'acquirente naturale per il gruppo dei media. Ma aspre battaglie legali hanno segnato i rapporti tra Vincent Bollore, il principale azionista di Vivendi, e i due figli di Berlusconi - su 5 - direttamente coinvolti nel business, secondo quanto riferito a Reuters da tre persone vicine alla situazione.
I prezzi attuali di mercato implicano poi una perdita, in caso di un'eventuale vendita del 48,6% di Mfe che è in mano a Fininvest per un valore di bilancio di circa 1 miliardo di euro.
TEMPO DI VENDERE?
Il rally di questa settimana ha fatto salire il valore di mercato di Mfe a 1,8 miliardi di euro.
Urbano Cairo, che ha costruito la sua carriera nella pubblicità nell'impero di Berlusconi negli anni '80 e '90 e ora possiede il Corriere della Sera e La7, ha studiato attentamente il dossier, secondo quanto riferito da diverse persone.
Ma la ricchezza di Silvio Berlusconi è tale che Mfe potrebbe essere lasciata solamente al figlio Pier Silvio, l'amministratore delegato del gruppo, riuscendo comunque a garantire che ogni erede riceva una quota uguale della sua eredità, come prevede la legge italiana sulle successioni.
Pier Silvio Berlusconi è alla guida di Mfe dal 2015 dopo aver fatto carriera all'interno del gruppo. È lui a trainare la strategia di espansione internazionale che Mfe sta perseguendo.
QUOTA IN PROSIEBEN E STRATEGIA EUROPEA
Scommettendo sul consolidamento europeo, Mfe ha acquisito una grossa partecipazione nella tedesca ProSiebenSat.1 per contrastare la minaccia alla tv in chiaro da parte dei giganti dello streaming e di altri player digitali che erodono i ricavi pubblicitari.
Nel 2020 Fininvest ha snobbato un tentativo di approccio da parte di Discovery, del gruppo statunitense Warner Bros., perché non ha voluto cedere il controllo dell'emittente cui fanno capo tre canali televisivi in Italia e due in Spagna.
VIVENDI E FININVEST POSSONO FIDARSI L'UNA DELL'ALTRA?
Lunedì, Fininvest ha dichiarato che non ci saranno cambiamenti nel modo in cui vengono gestite le sue attività.
Qualsiasi accordo tra Vivendi e Fininvest richiederebbe il superamento della profonda sfiducia tra i due gruppi dopo anni di scontri in tribunale innescati da un fallito accordo televisivo del 2016.
L'intesa del 2021 che ha chiuso la disputa legale dovrebbe essere riscritta se Vivendi aumentasse la sua quota.
Come Fininvest, anche Vivendi perderebbe da un'eventuale vendita della sua partecipazione in Mfe, considerato il divario tra i prezzi a cui è iscritta nel bilancio e quelli di mercato.
Anche se l'accordo transattivo tra Vivendi e Mfe prevede chei francesi vendano gradualmente la maggior parte della loro quota, la cessione non è dovuta fino a che le azioni Mfe trattano sotto 1,375 euro.
Le azioni B stanno scambiando a 0,739 euro in calo mentre le A correggono a 0,546 euro.
GOVERNO ITALIANO POTREBBE INTERVENIRE?
Il business televisivo, chiave dell'ascesa politica di Berlusconi, rimane un settore sensibile per i governi.
Secondo la legge italiana, l'esecutivo ha il potere di respingere interessi indesiderati in settori ritenuti di importanza strategica.
Prima di convincere il governo italiano, qualsiasi acquirente dovrà coinvolgere i Berlusconi. Le regole di governance posizionano la palla saldamente nel loro campo.
Nel 2021, Mfe ha trasferito la propria sede legale in Olanda, dove Fininvest gode di diritti di voto rafforzati e può approvare più facilmente eventuali operazioni straordinarie perché le norme locali richiedono solo in pochissimi casi la maggioranza qualificata degli azionisti.
(Ha contribuito Emilio Parodi; versione italiana Stefano Bernabei, editing Francesca Piscioneri)