Di Alessandro Albano
Investing.com - Credit Suisse Group AG (SIX:CSGN) ha annunciato martedì svalutazioni per 4,4 miliardi di franchi collegate al fondo Archegos Capital Management, imploso dopo i mancati oneri sulle margin call richiesti dalle stesse banche che avevano finanziato le operazioni a leva finanziaria, tra cui l'istituto svizzero.
Come si legge in una nota diffusa dalla stessa banca, il credito svizzero prevede una perdita ante imposte per il primo trimestre 2021 di circa 900 milioni in valuta svizzera, che include un addebito di 4,4 miliardi in relazione ai mancati impegni sui margini da parte dell'hedge fund statunitense come annunciato lo scorso 29 marzo.
La svalutazione, spiega la banca, "annullerà la performance molto forte che sarebbe stata altrimenti raggiunta dal nostro investment banking e l'aumento degli utili su base annua in tutte e tre le nostre attività di gestione patrimoniale, con particolare forza nella nostra divisione Asia-Pacifico".
In termini di posizione patrimoniale, il CET1 ratio dei primi tre mesi 2021 è stimato di "almeno il 12%", mentre per quanto riguarda la leva, il coefficiente di leva finanziaria Tier 1 sarà di "almeno del 5,4%" con CET1 di leva di "almeno il 3,7%".
L'istituto, che ha venduto azioni per oltre 2 miliardi di dollari per mettere fine all'esposizione su Archegos, ha inoltre tagliato il dividendo proposto e sospeso il programma di riacquisto di azioni proprie, e non verrà ripristinato prima "di aver riguadagnato i coefficienti patrimoniali target e il dividendo".
Secondo il CEO Thomas Gottstein, sotto pressione dopo lo scandalo della società britannica Greensill scoppiato solo un mese fa, il fallimento di Archegos "è inaccettabile" e "desta preoccupazione tra tutti i nostri stakeholder", ma Credit Suisse "rimane un'istituzione con una ricca storia".
La posizione di liquidità del credito svizzero rimane comunque solida, con vendite HQLA che dovrebbero superare i 200 miliardi di dollari e il coefficiente di copertura della liquidità del gruppo (LCR) oltre il 200% alla fine del primo quarter 2021.
Oltre alla svalutazione attribuibile al fondo di New York, secondo gli analisti di JP Morgan (NYSE:JPM) Chase la banca svizzera potrebbe essere costretta a mettere da parte 2 miliardi di franchi per il caso Greensill, con le conseguenze di entrambi i crac che "verranno accusati dalla banca per molto tempo".
Il board ha avviato indagini sui casi Archegos e Greensill che "non si concentreranno solo sulle questioni dirette derivanti da ciascuna di esse", si legge ancora in nota, ma" rifletteranno anche le conseguenze più ampie e sugli insegnamenti tratti".
Dimissioni e rimpasto management
Dopo l'ulteriore "grattacapo" che ha alzato seri dubbi circa il management del credito, la banca ha intrapreso cambiamenti nel senior management, ed in particolare all'interno della divisione Investment Bank e all'interno del Risk and Compliance, con Brian Chin, CEO dell'Investment Bank e Lara Warner, Chief Risk and Compliance Officer che (quasi di forza) si dimetteranno dal ruolo.
A sostituirli, ci sarà Thomas Grotzer, ex General Counsel e membro del board esecutivo ora nominato Global Head of Compliance ad interim con effetto immediato, mentre Joachim Oechslin diventerà il nuovo Chief risk officer sempre in forma termporanea.
"Abbiamo anche intrapreso importanti cambiamenti nel senior management all'interno della divisione Investment Bank e all'interno dell'organizzazione Risk and Compliance", ha affermato il CEO, sottolineando che il cda è "pienamente impegnato ad affrontare queste situazioni". "Si trarranno lezioni importanti", secondo Gottstein.