BRUXELLES (Reuters) - Le persone non possono chiedere che i dati personali vengano cancellati dai registri delle imprese.
Lo ha deciso oggi la Corte di giustizia europea, limitando così il cosiddetto diritto all'oblio.
Il caso, portato in tribunale dall'Italia, è relativo all'imprenditore Salvatore Manni, che aveva ottenuto un risarcimento dalla Camera di commercio di Lecce per non essere stato cancellato dal registro delle imprese, relativamente ad una società che aveva guidato e finita in bancarotta nel 1992 e liquidata nel 2005.
Secondo Manni, questo era stato il motivo per cui non era stato venduto il complesso turistico costruito da un'altra società da lui poi diretta.
Il diritto all'oblio è diventato sempre più richiesto vista la sempre maggiore quantità di dati personali che vengono conservati da aziende e agenzie governative.
Nel maggio 2014, la corte Ue ha sentenziato che le persone possono chiedere ai motori di ricerca, come Google (NASDAQ:GOOGL) o Bing di Microsoft (NASDAQ:MSFT) , di togliere informazioni irrilevanti o inadeguate dai risultati prodotti da una ricerca con i loro nomi.
Nella sentenza di oggi, la Corte di giustizia europea spiega che i registri societari devono essere pubblici per garantire la sicurezza e proteggere gli interessi di terzi.
I registri delle imprese possono contenere un numero limitato di informazioni personali ma i dirigenti devono svelare la loro identità e funzioni, secondo il tribunale.
In ogni caso, il tribunale ha aggiunto che potrebbero esserci situazioni specifiche in cui l'accesso ai dati personali nei registri può essere limitato, come l'essere trascorso un lungo periodo dopo lo scioglimento della società. Ma questo deve essere determinato caso per caso.