Investing.com - Il prezzo del greggio sale negli scambi di questo giovedì mattina, ma resta vicino al minimo di due mesi segnato nella seduta precedente in un clima di apprensione per l’aumento delle scorte statunitensi e della produzione settimanale da record della nazione.
Il greggio USA West Texas Intermediate sale di 25 centesimi, o dello 0,4% a 65,00 dollari al barile alle 3:35 ET (07:35 GMT).
Il prezzo ha chiuso la seduta precedente con un crollo dell’1,2% a 64,73 dollari, con la chiusura più bassa dal 9 aprile, per via dell’inatteso aumento delle scorte settimanali USA.
Le scorte di greggio statunitensi sono infatti salite di 2,1 milioni di barili nella settimana terminata il 1° giugno a 436,5 milioni di barili, secondo la Energy Information Administration. Gli analisti avevano previsto una riduzione di 2,0 milioni di barili.
La produzione petrolifera della nazione - grazie all’estrazione da scisto - ha segnato il record di 10,8 milioni di barili secondo il report settimanale dell’EIA. Al momento, solo la Russia ne produce di più, con circa 11 milioni di barili al giorno.
Intanto, i future del greggio Brent sono in salita di 44 centesimi, o dello 0,6%, a 75,80 dollari al barile, supportati dal crollo delle esportazioni da parte del Venezuela, membro dell’OPEC.
La compagnia nazionale venezuelana PdVSA starebbe pensando di appellarsi a cause di forza maggiore su alcuni contratti con i compratori di greggio, dichiarando essenzialmente che non potranno essere rispettati dal momento che la produzione nei giacimenti è crollata e che ci sono dei rallentamenti nelle esportazioni ai porti.
I problemi della fornitura venezuelana arrivano nel periodo dei tagli volontari alla produzione operati dall’OPEC, in vigore dal 2017 per ridurre le scorte in esubero e supportare i prezzi.
Il gruppo si incontrerà presso la sede di Vienna insieme al paese non membro dell’OPEC, la Russia, il 22 giugno per discutere della politica di produzione.
Nelle ultime sedute, il prezzo è sceso nei timori che l’OPEC e i membri non OPEC con a capo la Russia possano decidere di alzare la produzione fino a un milione di barili al giorno già questo mese per compensare il calo delle forniture di Venezuela ed Iran.
Intanto, la differenza tra il Brent e il WTI resta vicino al massimo di tre anni di più di 10 dollari al barile. La differenza è raddoppiata in meno di un mese, dal momento che l’impennata della produzione USA e la poca capacità degli oleodotti negli Stati Uniti ha bloccato molta della produzione all’interno della nazione.