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Banca Mps, fine anno col fiato sospeso

Pubblicato 03.11.2023, 14:58
© Reuters.
BMPS
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Di Rosaria Barrile

Il capitolo Mps (BIT:BMPS) è ancora lontano dalla chiusura, nonostante il Mef abbia scritto una nuova pagina.

Con un comunicato diramato lo scorso 6 ottobre a mercati chiusi, il Tesoro italiano, maggiore azionista della banca senese con una quota del 64% circa, ha annunciato di aver individuato Ubs e Jefferies come consulenti finanziari e Clifford Chance come legali per il piano relativo alla cessione delle quote.

Spetterà dunque a loro definire il modo con cui il Mef riconsegnerà al mercato Mps dai tempi della ricapitalizzazione precauzionale avviata nel 2007 per salvare l’istituto di credito.

La privatizzazione di Mps viene considerata tra l’altro una delle voci principali del piano di privatizzazioni stabilito dalla legge di bilancio 2024, che prevede la vendita di asset per un valore di 20-21 miliardi di euro nell’arco dei prossimi tre anni.

Nel frattempo, secondo Reuters, che ha raccolto fonti vicine al dossier, “vista l’assenza di potenziali acquirenti interessati (a rilevare Mps) nel breve termine, l’opzione più probabile finalizzata allo smobilizzo della quota detenuta dallo stato italiano (in Mps) rimane il collocamento di partecipazioni direttamente sul mercato”. Il decreto emanato nel 2020 che contempla infatti la possibilità da parte del Tesoro di privatizzare Mps anche attraverso un’offerta di azioni a investitori istituzionali o investitori retail, inclusi i dipendenti.

Di questa opzione si sta parlando nelle ultime settimane, anche se la possibilità di trovare una banca italiana disposta ad accollarsi il Monte dei Paschi di Siena sembra appare ancora un’ardua impresa.

Come sottolinea Alessandro Bergonzi, financial markets content specialist di Investing.com, il titolo sta subendo forti oscillazioni in virtù delle ipotesi circolate sul dossier cessione.

A rendere ancora più complessa la situazione è l’azione di pressione di Bce e Banca Italia che premono affinché il Governo esca quanto prima.

“A metà agosto il titolo ha toccato i massimi dei 6 mesi, sfiorando quota 2,8 euro per azione per poi cadere il 7 settembre a 2,26 euro, chiudendo una tre giorni terribile che l’ha portato ai minimi degli ultimi 3 mesi.

A contribuire in questo senso sono state alcune dichiarazioni del Governo, a cui si è aggiunta la situazione di Unipol (BIT:UNPI) che è salita nel capitale della Popolare di Sondrio e che di fatto ha avuto come effetto il venir meno di un altro potenziale acquirente per la banca senese.

I mercati tremano all’idea che Mps possa non avere più quindi potenziali acquirenti: il ceo di UniCredit (BIT:CRDI) Orcel aveva già ampiamente ribadito come in assenza delle giuste condizioni economiche un ingresso non sarebbe neppure stato considerato.

Nel frattempo, la gestione Lovaglio ha ottenuto importanti risultati positivi che potrebbero convincere il governo a ritardare il momento effettivo di uscita pur di non incorrere in nozze celebrate “controvoglia”.

L’ad Lovaglio, entrato a febbraio 2022,ha portato i ricavi da 720 milioni a 972 milioni ad agosto 2023.

I ricavi nei primi sei dell’anno sono cresciuti ancora ed Mps potrebbe continuare a stupire dato che gli analisti hanno aumentato le aspettative di questo trimestre del 134,5% per gli Eps (utili per azione), da 0,065 a 0,15 per azione negli ultimi 12 mesi.

Il titolo in Borsa ha chiuso il primo semestre con una capitalizzazione di 2,9 miliardi e ora è oltre 3,1 miliardi. Dopo il crollo del 7 settembre il titolo è tornato a sfiorare i 2,7 euro in qualche seduta, soglia che si sta rivelando decisamente rigida per Siena, per poi proseguire sull’ottovolante per tutto ottobre.

Bisognerà ora vedere se le ultime vicende permetteranno al titolo di salire: in questo senso potrebbe aiutare l’eventuale decisione del governo di cedere pacchetti intorno al 10- 15%, una scelta che consentirebbe di diluire la posizione senza tuttavia destabilizzare i mercati.

Il prezzo ideale delle azioni dovrebbe aggirarsi almeno intorno ai 3 euro, visto che l’obiettivo del Tesoro è quello di ridurre quanto più possibile l’impatto della minusvalenza derivante dalla cessione.

Complessivamente finora lo Stato ha messo sette miliardi sul Monte. Se si pensa che in Borsa oggi la quota pubblica vale poco più di due miliardi e che le azioni verranno cedute a sconto, l’Italia potrebbe perdere oltre cinque miliardi di euro nella partita senese.

Nell’attesa che i consulenti incaricati dal Mef per seguire la cessione facciano il loro lavoro, i riflettori dei mercati adesso sono puntati sul prossimo 7 novembre, quando Mps svelerà i conti dei primi 9 mesi. Un’occasione che Siena non può fallire nel tentativo di attrarre nuovi partner che l’aiutino a costruire un futuro finalmente degno della più bella del reame”.

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