Di Peter Nurse
Investing.com - I mercati azionari europei si indeboliscono questo giovedì, mentre prosegue il conflitto in Ucraina e gli investitori valutano le potenziali conseguenze economiche dell’impennata dei prezzi delle materie prime.
Alle 3:50 ET (08:50 GMT), l’indice DAX in Germania scende dello 0,7%, il francese CAC 40 va giù dello 0,1% e l’indice britannico FTSE 100 segna -0,1%.
Le borse europee si sono riprese ieri, ma il sentimento generale è quello della cautela, dopo il brusco selloff seguito all’invasione russa dell’Ucraina.
Il conflitto ucraino potrebbe ridurre il prodotto interno lordo globale di circa un punto percentuale entro il 2023 ed aggiungere il 3% all’inflazione mondiale quest’anno, in base alla stima di ieri del National Institute for Economic and Social Research britannico, con l’Europa più esposta delle altre regioni.
Tra le aziende, Thales (PA:TCFP) schizza del 5,6% dopo che la più grande società di elettronica per la difesa ha registrato un’impennata del 32% delle entrate operative e flussi di cassa record.
Il titolo London Stock Exchange (LON:LSEG) è schizzato del 9,6% dopo che la piazza ha alzato il dividendo per l’intero anno fiscale ed ha dato prospettive positive sul 2022, aggiungendo che le sanzioni finanziarie contro la Russia avranno un impatto minimo sui suoi affari.
Invece Lufthansa (DE:LHAG) crolla del 5,6%: la compagnia aerea tedesca ha dichiarato di non poter dare previsioni dettagliate sul 2022 a causa della guerra in Ucraina e della pandemia.
I prezzi del petrolio sono schizzati a nuovi massimi pluriennali, con il gruppo dei principali produttori che ha fatto poco per alleviare i timori per le forniture causati dalle sanzioni russe nella riunione di ieri.
L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio ed i suoi alleati, compresa la Russia, gruppo noto come OPEC+, ieri ha infatti deciso di confermare l’aumento della produzione da 400.000 barili al giorno a marzo, di fatto ignorando la crisi ucraina e la relativa impennata dei prezzi.
I dati di ieri sulle scorte petrolifere USA della Energy Information Administration hanno rivelato una riduzione di poco più di 2,5 milioni di barili la scorsa settimana, con le scorte al centro di consegna di Cushing, Oklahoma, al minimo dal 2018.
Alle 3:50 ET, i future del greggio USA rimbalzano del 3,8% a 114,82 dollari al barile, dopo aver precedentemente toccato quota 114,70 dollari, massimo di 11 anni, mentre il Brent schizza del 4% a 117,47 dollari, dopo essere stato scambiato sopra i 118 dollari, un livello che non si vedeva dal febbraio 2013.
Intanto, i future dell’oro salgono dello 0,6% a 1.934,55 dollari l’oncia, mentre la coppia EUR/USD si attesta a 1,1090, giù dello 0,3%.