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Di Alessandro Albano
Investing.com - Mercati europei a due velocità in vista del rilascio dell'inflazione statunitense per il mese di luglio, con il consenso raccolto da Investing.com che prevede un aumento del +8,7% y/y dal +9,1% di giugno.
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Previsto in accelerazione l'IPC core al +6,1% da un aumento del 5,9% registrato a giugno sempre su base annuale.
Previsioni in linea con quanto accaduto in Europa, con prezzi al consumo leggermente rallentati in Italia al +7,9% dal precedente 8,0% a/a e in Germania al 7,5% dal 7,6% di giugno.
"È impossibile sfuggire al fatto che il rapporto sull'inflazione ha frenato i mercati questa settimana", scrive in una nota Craig Erlam, senior market analyst per UK & EMEA di Oanda.
Secondo l'esperto, "c'è chiaramente un disperato desiderio di essere più ottimisti riguardo alle prospettive", e questo "è evidente dall'entità della ripresa già osservata nei mercati azionari nonostante ci sia apparentemente poco da festeggiare".
Il rapporto sull'occupazione di venerdì scorso, successivo al commento della Fed, ha lasciato una certa insicurezza tra gli investitori che ora si aspettano una Fed data-driven e aggressiva sui tassi allo stesso momento.
"Non credo sia un'esagerazione dire che il numero di inflazione di oggi potrebbe dare il tono ai mercati per il resto del mese", aggiunge Erlam, secondo cui un numero inferiore al previsto "potrebbe essere un importante vento in poppa per i mercati, mentre qualsiasi cosa intorno o al di sopra della lettura di giugno potrebbe innescare una grande inversione di rischio".
Nel contesto Fed, spiega l'analista, il dibattito si è spostato "ad aumenti da 75 o 100 punti base, con +50 pb rimasti nello specchietto retrovisore".
Intanto in Cina, uno dei pochi paesi senza un problema di inflazione al consumo, l'IPC è aumentato del 2,7% annuale a luglio dal 2,9% del mese precedente con indice core colpito dalla debolezza della domanda interna e dalla politica "zero Covid" del governo di Pechino.
Per Erlam, i lockdown hanno messo "fuori portata l'obiettivo di crescita", mentre il calo dei prezzi del carburante e delle materie prime ha contribuito "al calo più marcato dell'indice IPP, mantenendo la pressione sulla politica monetaria della PBoC che ora potrebbe lasciare spazio ad un ulteriore allentamento".
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