ROMA (Reuters) - Il governo ha posto in Senato la questione di fiducia sulla legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum.
La decisione, annunciata in aula dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, è dovuta alla necessità di evitare voti segreti visto che a Palazzo Madama l'esecutivo non gode di una solida maggioranza.
I voti di fiducia, cinque in tutto, si terranno domani pomeriggio, mentre giovedì mattina sono previste le dichiarazioni di voto e poi il voto finale su tutto il testo, hanno riferito due fonti governative alla fine della riunione dei capigruppo di Palazzo Madama.
La stessa scelta era stata fatta alla Camera, sempre a causa dei voti segreti, nonostante numeri più robusti.
Nel Pd intanto continuano i malumori. I senatori Vannino Chiti, Walter Tocci, Claudio Micheloni e Luigi Manconi hanno annunciato ai cronisti che non parteciperanno al voto. Massimo Mucchetti ha detto che si riserva una decisione.
Secondo una fonte parlamentare, almeno dieci senatori di Ala arriveranno in soccorso dell'esecutivo se le defezioni dei dem saranno confermate. Ala, il movimento che fa capo all'ex forzista Denis Verdini, ha in tutto 14 senatori ed ha già votato la fiducia al governo in passato.
La legge prevede sia alla Camera che al Senato un sistema basato per circa un terzo (36%) sui collegi uninominali maggioritari, per il resto su collegi plurinominali proporzionali, con liste bloccate. Non sono previsti premi di maggioranza, ma sono ammesse le coalizioni e vengono fissate soglie che favoriranno i partiti maggiori.
Per ammissione degli stessi proponenti, il sistema elettorale non garantisce la governabilità, in uno scenario politico tripolare come quello italiano, ma cerca di favorirla.
Una volta che il Rosatellum sarà approvato in via definitiva, il governo avrà di fronte a sé la legge di Bilancio da varare entro fine anno. La fine della legislatura è a primavera 2018.