Di Alessandro Albano
Investing.com - Poste Italiane (MI:PST) (+2,1% ad euro 11,20) beneficia in Borsa delle possibile modifiche che potrebbero arrivare dal decreto sostegni sulla cessione dei crediti fiscali per gli interventi edilizi in discussione al prossimo Cdm. L'esecutivo guidato da Mario Draghi starebbe lavorando ad un allentamento delle regole inserite nell'ultimo Ddl sostegni che non permettono più di una cessione in ambito edilizio.
Seguendo l'esempio di Cassa Depositi e Presiti e Banco Bpm (MI:BAMI), Poste, il maggiore operatore sul mercato dei crediti d'imposta, ha cessato l'attività pochi giorni fa in seguito alle norme del Ddl, scrivendo sul proprio portale che "la piattaforma per il servizio di acquisto di crediti d’imposta non è attiva".
Fonti hanno affermato a Milano Finanza che la scelta dell'operatore sulla sospensione del servizio "è stata deliberata in attesa di una decisione relativamente all'eventuale blocco definitivo".
Le modifiche inserite negli ultimi due decreti sostegni sulle cessioni dei crediti d'imposta "sono state predisposte con il nobile obiettivo di evitare le truffe, ma di fatto hanno bloccato completamente migliaia di interventi", ha scritto il ministro per le Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, in un post sui social.
"Come Governo dobbiamo prenderne atto e intervenire immediatamente con un decreto correttivo e con un prolungamento della misura del Superbonus 110% per le monofamiliari, visti i due mesi di stop subiti. Porterò questo tema nel prossimo Cdm", ha aggiunto il ministro 5 stelle.
La proposta sulla reintroduzione delle cessioni multiple, almeno per i soggetti vigilati dalla Banca d’Italia, non può fare altro che sollevare il sentiment sul titolo. Motivo, questo, che ha spinto Equita SIM a mantenere una raccomandazione Buy su Poste (MI:PST) con prezzo obiettivo fissato ad euro 14.
Per gli analisti della SIM milanese, le modifiche, se confermate, "sarebbero positive" per la società e per settore bancario nonostante l’attività di acquisizione di crediti fiscali non costituisca "una parte rilevante del margine d'interesse delle banche maggiori".