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La BCE apre al ritorno al dividendo mentre impazza il Risiko Bancario

Pubblicato 17.03.2021, 12:50
Aggiornato 17.03.2021, 12:51
© Reuters.

Di Mauro Speranza

Investing.com – Banche sotto i riflettori a Piazza Affari dopo l’apertura della Banca centrale europea al ritorno al dividendo per gli istituti finanziari.

A Milano si tingono di verde Banco Bpm (MI:BAMI) e Mediolanum (MI:BMED) con un +2%, mentre Bper Banca (MI:EMII), Intesa Sanpaolo (MI:ISP), Unicredit (MI:CRDI), Mediobanca (MI:MDBI), FinecoBank (MI:FBK), Banca Popolare di Sondrio (MI:BPSI), Unipol (MI:UNPI) e illimity Bank SpA (MI:ILTY) guadagnano intorno all’1%.

La BCE apre ai dividendi

Le dichiarazioni del presidente del consiglio direttivo della Vigilanza europea della BCE, Andrea Enria, lasciano presagire il ritorno al dividendo per le banche nel terzo trimestre di quest’anno.

“In assenza di sviluppi inattesi e particolarmente negativi nei prossimi mesi, la raccomandazione relativa al limite di distribuzione dei dividendi sarà abrogata e le banche potranno tornare alle proprie politiche di dividendo", ha spiegato Enria.

Secondo Equita, “le parole di Enria costituiscano un elemento di supporto per i titoli del settore bancario e del risparmio gestito (come Banca Mediolanum, Banca Generali (MI:GASI) e Finecobank (MI:FBK)) e contribuiscano a ridurre l'incertezza relativa alla distribuzione dei dividendi dopo il 30 settembre".

In particolare, le banche che avevano previsto distribuzioni superiori alla soglia fissata dalla vigilanza, con pagamento dopo il 30 settembre sono Intesa, che ha proposto il pagamento di riserve per 10 centesimi per azione (4,5% rendimento) a valere sugli utili 2020, nonché un interim dividend sugli utili 2021; Banca Mediolanum, 0,75 centesimi (10% rendimento), Banca Generali, 3,3 euro per azione (yield 11%), di cui 2,7 euro dal 15 ottobre al 15 dicembre e 0,6 euro per azione dal 15 gennaio al 31 marzo 2022; Unicredit che ha proposto la distribuzione di 652 mln tramite il buyback e Banca Ifis che ha dichiarato di voler distribuire il dividendo 2019 di 1,1 euro per azione (yield 9,5%).

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Si infiamma il Risiko Bancario

Nel frattempo, non si ferma la girandola di ipotesi sul futuro del sistema bancario e di possibili operazioni di fusione tra istituti.

Il Risiko bancario italiano, però, si arricchisce di un altro protagonista. Cassa Centrale Banca, azionista con l’8,3% di Carige (MI:CRGI), ha deciso di non esercitare l’opzione per l’acquisto della quota dell’80% della banca genovese dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd).

Secondo quanto scrive Il Messaggero, Fitd “potrebbe tenersi per altri 6-8 mesi l’istituto, in attesa di aggregarlo a uno dei nuovi poli attesi, come Agricole-CreVal o le fusioni che avranno quali protagonisti UniCredit, Mps (MI:BMPS), Banco BPM, Bper”.

Ipotesi rilanciata anche dal Sole 24 Ore, secondo il quale “Carige potrebbe essere un tassello ‘adattabile’ a più incastri: da Credit Agricole (PA:CAGR), che però fino a giugno è impegnata con l’Opa su Creval (MI:PCVI), a Bper, che secondo rumor sarebbe destinata a ‘sposarsi’ con Banco Bpm (MI:PMII). Tra i potenziali candidati ci sarebbe anche UniCredit, che però avrà altri dossier su cui ragionare prioritariamente, da Mps a Banco Bpm a Mediobanca. Nelle trattative, il Fitd farà valere i fattori di forza della propria controllata: gli elevati ratio patrimoniali, la qualità degli attivi e il tesoretto delle Dta. L’obiettivo è vendere entro l’anno, anche per consentire all’acquirente di sfruttare i benefici sulle Dta, con la firma nella seconda parte dell’anno”.

Dal Messaggero, oggi scrivono che BPM e Bper sarebbero più vicine, riprendendo anche il dossier Carige: “se da un lato il fondo interbancario sta per rimettere sul mercato Carige, dopo la lettera di Ccb con la quale si è ritirata dall’obbligo di acquistare l’80%, dall’altro due settimane fa (primi giorni di marzo) Giuseppe Castagna (numero uno di Banco BPM) e Carlo Cimbri (ad di Unipol, maggiore azionista di Bper con il 19%), avrebbero di nuovo affrontato il tema della fusione tra Banco Bpm e Bper. Il nuovo colloquio sarebbe servito a tenere desta l’idea di un terzo polo italiano con una quota di mercato del 19,5% ma anche per sfuggire – soprattutto da parte di Piazza Meda – all’attrazione del disegno di Orcel (nuovo AD di UniCredit), che potrebbe puntare a una combinazione a tre: UniCredit- Banco Bpm-Mps”.

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Ultimi commenti

A forza di fondersi rimarranno 2-3 banche. Ah ah ah
😹😹😹😹😹😹😹😹
Questione. di poltrone, poi si risolve tutto, se va male, si sa chi paga (vedi Orcel banca Antonveneta) e tornano più potenti di prima in posti strategici!
ma quindi cosa vuol dire per Unicredit? ogni azione quando viene ripagata?
mio zio dice che il banco di Bari comprerà unicredit
levt a loc
BLA BLA BLA!!!
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