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Le strade divise di America e Europa vent’anni dopo

Pubblicato 10.12.2018, 09:19
Aggiornato 10.12.2018, 08:21
Le strade divise di America e Europa vent’anni dopo

Le valutazioni espresse da Wall Street e dall’azionario europeo sembrano coerenti con fondamentali molto diversi che posizionano l’America sempre in cima alle preferenze dell’investitore, che ha invece molte ragioni per diffidare di un’Europa ancora nel tunnel.

Proviamo a vedere le cose sulla lunga distanza. Prendiamo in prestito da Alexandre Dumas il titolo, ‘Vent’Anni Dopo’ e la storia ce la facciamo raccontare da un grafico, che riproduce in sovrapposizione l’andamento delle azioni europee dello STOXX 600, e l’americano S&P 500. All’inizio della storia, dicembre 1998, i due giovanotti cavalcano appaiati come D’Artagnan e compagni nel volume precedente, galoppano per un paio d’anni sull’onda della new economy di Internet, poi scivolano nella vallata della bolla, inciampano nell’11 settembre del 2001, ripartono sempre appaiati nel 2003, si fanno tutta la bolla dei subprime, cadono ancora insieme con il crac di Lehman, si risollevano sempre insieme e poi a un certo punto le strade si dividono. Siamo più o meno a metà 2011, esplode la crisi del debito in Europa con l’aiuto di un presidente francese della BCE che la acutizza alzando due volte i tassi. Il moschettiere americano prende direzione Nord, quello europeo viaggia di lato. La distanza tra i due si allarga e qualche tempo dopo si perdono del tutto di vista. È metà del 2016, la Brexit apre un’altra crepa in Europa, il percorso dell’europeo si fa sempre più piatto fino a prendere la discesa, l’americano accelera verso Nord.

IL RAPPORTO PREZZO/UTILI NON MANDA ALLARMI ROSSI

Vent’anni dopo la distanza è abissale. Lo Stoxx 600 si è portato avanti di un modesto 34% in vent’anni e si ritrova ancora sotto dov’era subito prima che Lehman saltasse in aria. Praticamente la seconda metà dei vent’anni l’ha passata restando fermo. L’S&P 500 invece ha guadagnato circa il 130% e rispetto al pre-Lehman viaggia 1.200 punti sopra dopo essersi avvicinato al raddoppio un paio di mesi fa. Cosa vuol dire questa divergenza? Che le azioni americane sono valutate esageratamente mentre quelle europee sono sottovalutate? I dati non lo dicono, anzi sembrano dire il contrario. In termini di utili per azione lo S&P 500 si prepara a chiudere un anno record, che implica una valutazione dell’indice a ridosso di 2.900 punti. Venerdì 7 dicembre ha chiuso a 2.633, nessuna sopravvalutazione. In termini di prezzo/utili siamo in media a 15,4 volte nella prospettiva a 12 mesi, poco sotto la media degli ultimi cinque anni e poco sopra quella degli ultimi 10. Per metterla in prospettiva, dal 1870 a oggi la media è a 16,8 volte. Le azioni europee sono un po’ più a buon mercato con un p/e a 12 mesi di 13,5 volte ma questo riflette una dinamica degli utili più contratta e soprattutto una diversa composizione degli indici...

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** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge


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