I piani europei di una tassa sugli extra profitti delle società legate ai combustibili fossili avranno solo un impatto minore sugli utili aggregati del settore, secondo una nota di Deutsche Bank (ETR:DBKGn).
La Commissione europea ha pubblicato ieri una proposta per raccogliere più di 140 miliardi di euro attingendo ai ricavi dei generatori di elettricità a basso costo e agli extra profitti delle società di combustibili fossili.
Il broker, che sottolinea come la maggior parte degli utili delle major petrolifere Ue sia realizzata al di fuori dei Paesi Ue, sostiene che tassare i profitti petroliferi realizzati in Africa occidentale, Brasile, Stati Uniti o altrove violerebbe i trattati sulla doppia imposizione.
Secondo DB, in aggregato queste potenziali imposte sugli extra profitti rappresenterebbero il 5% delle previsioni sugli utili per azione 2022 delle blue-chip del settore petrolifero.
"I nostri calcoli suggeriscono che le misure avranno solo un impatto minore sui profitti aggregati del settore e che raccoglieranno dai produttori di combustibili fossili solo meno di un terzo dei 25 miliardi di euro previsti", aggiunge il broker.
Il gruppo petrolifero e del gas austriaco Omv appare come il più esposto alla misura, soprattutto a causa della sua produzione di O&G in Romania, sottolinea DB, seguito dal gruppo energetico spagnolo Repsol (BME:REP), che ha registrato un forte primo semestre per le attività di raffinazione spagnole, e da Eni (BIT:ENI).
DB osserva che BP (LON:BP), Shell e TotalEnergies hanno solo tra il 3 e il 5% degli utili del 2022 a rischio e il gigante norvegese dell'energia Equinor non ha alcuna esposizione alle operazioni basate nei 27 Paesi del blocco.
(Tradotto da Enrico Sciacovelli, editing Sabina Suzzi)