MILANO (Reuters) - Con la redistribuzione agli azionisti Fiat (MI:FCHA) Chrysler dei titoli Rcs posseduti dal gruppo automobilistico, il capitale dell'editore del Corriere della Sera sarà spalmato in una miriade di minuscole partecipazioni.
Secondo i calcoli Reuters, infatti, gli azionisti FCA riceveranno circa 6 azioni Rcs ogni 100 titoli posseduti. Vale a dire che, se il quadro azionario rimanesse quello attuale, Baillie Gifford, il secondo azionista di Fiat dopo gli Agnelli (che peraltro vogliono cedere il 5% che si troveranno tra le mani tramite Exor (MI:EXOR)) avrà l'1,66% di Rcs per il 9,6% detenuto nel gruppo auto. Schroders (LON:SDR), che secondo gli ultimi aggiornamenti Consob a fine 2015 aveva già il 5% della società di via Rizzoli e che in Fiat ha quasi il 3%, arrotonderà di appena 0,5%.
Intanto il rischio di "overhang" sul titolo, ossia di un eccesso di titoli messi in vendita sul mercato, lo porta in borsa a perdere più dell'8% a 0,56 euro dopo il +7% incassato ieri sulle speculazioni di riassetti nell'azionariato.
Fiat, divenuto primo azionista di Rcs nel 2013 e titolare oggi del 16,7% del capitale, ha annunciato ieri la volontà di uscire definitivamente dalla società per chiudere invece un'operazione di integrazione tra l'Espresso di De Benedetti e il suo altro suo asset editoriale italiano, la Itedi che controlla La Stampa e il Secolo XIX. Le azioni in Rcs, ha detto, saranno distribuite ai suoi azionisti. Exor venderà le proprie entro il primo trimestre 2017 mentre Fiat non ha fornito una tempistica sull'assegnazioni delle azioni ai soci di minoranza. Potrebbe già deciderlo alla prossima assemblea.
Con il disimpegno di Fiat, che si poteva subodorare già con quando se ne andò lo scorso autunno l'AD Pietro Scott Jovane fino ad allora fortememnte sostenuto da Torino, viene a mancare di fatto un azionista di riferimento. Tra chi segue da vicino le vicende di Rcs si dice che il presidente del Lingotto John Elkann avesse da tempo tentato la fusione Stampa-Corriere e che alla fine abbia trovato il modo di farla con il gruppo di Repubblica.
Il secondo socio di Rcs è Diego Della Valle, con poco più del 7%, un tempo molto attivo sul fronte Rcs e in costante polemica con Fiat; ma sono mesi che ha sul tema ha scelto la strada del silenzio. L'altro grande socio, Mediobanca (MI:MDBI) (con 6,25%), ha in programma una graduale dismissione della partecipazione.
Tra i soci liquidi e "industriali" il pensiero va subito a Urbano Cairo, fondatore dell'omonimo gruppo editoriale attivo nell'editoria periodica, nella raccolta pubblicitaria e nella Tv, dove sta lavorando con successo al turnaround di La7. Per Equita potrebbe essere proprio lui la soluzione visto che Rcs diventerebbe totalmente contendibile, anche se l'imprenditore piemontese ha escluso di voler aumentare il suo 4,6% solo poche settimane fa. Ma allora l'uscita di Fiat era solo un rumour tra tanti.