Di Alessandro Albano
Investing.com - Dopo un primo semestre molto incerto sotto diversi punti di vista, gli operatori continuano a fare i conti con le prospettive di recessione e un'inflazione non ancora al suo picco. Tuttavia, l'entità del rallentamento economico non sarà lo stessa ovunque, con una differenza particolarmente marcata tra i paesi emergenti importatori di materie prime e quelli esportatori.
"Per quanto riguarda le economie degli Stati Uniti e dell'eurozona, l'inflazione rimane la sfida principale", scrive in una nota di ricerca Nadège Dufossé, Global Head of Multi-Asset di CANDRIAM.
Negli Stati Uniti, la Federal Reserve deve riuscire a rallentare sia la crescita economica, portandola al di sotto del 2% entro la fine del 2022, sia a contenere l'inflazione. Per questo, secondo Dufossè, i rischi di un hard landing sono "tutt'altro che trascurabili", con la finché l'economia non mostrerà chiari segnali di rallentamento, la Fed non avrà altra scelta se non continuare a "premere il freno".
Sull'altra sponda dell'Atlantico, la BCE deve affrontare un compito anche più delicato. Oltre a dover sostenere una crescita economica fragile, spiega l'esperto, l'Eurotower si trova ad affrontare "anche un test di credibilità", dovendo convincere i mercati che le sue azioni "non consentiranno agli spread sovrani di ampliarsi eccessivamente".
E adesso?
La strada da percorrere resta molto difficile per le banche centrali. Per il momento, prosegue Dufossè nell'analisi, i banchieri stanno mantenendo la loro credibilità al costo di un irrigidimento molto rapido delle condizioni finanziarie, ma Nella politica monetaria non sono inevitabili "errori", ma all'attuale ritmo di aspettative di stretta monetaria, la probabilità è alta.
"Riteniamo che sia ancora prematuro assumere una posizione nettamente "Buy" sui mercati finanziari. Sebbene le valutazioni azionarie siano calate, gli utili societari hanno in realtà continuato a crescere, a giudicare dai risultati del primo trimestre del 2022", afferma il manager nella ricerca, precisando che la crescita attesa degli utili è "ancora troppo elevata per il 2022" e, a seconda dello scenario economico, "prevediamo revisioni al ribasso di varia entità".
Nel 2022, CANDRIAM si aspetta inoltre di vedere divergenze regionali più marcate, con le azioni europee che sì hanno risentito dell'aumento dei tassi d'interesse ma, a differenza delle azioni statunitensi, presentano "un risk premium aggiuntivo".
Il gestore patrimoniale mantiene una posizione "difensiva e posizionata per un rallentamento dell'economia, con un graduale rallentamento dell'inflazione a partire da quest'estate".
Azionario
Per quanto riguarda le azioni, si privilegiano i settori difensivi come sanità e beni di prima necessità. I titoli tecnologici potrebbero essere sempre più interessanti in questo contesto, spiega Dufossè, a causa "di una forte correzione delle valutazioni e di un impatto più limitato delle pressioni inflazionistiche sui margini".
"Abbiamo inoltre gradualmente prolungato la nostra duration (in particolare sui titoli di Stato USA) e restiamo prudenti sul credito high yield, preferendo l'investment grade. Manteniamo inoltre i nostri portafogli ben diversificati e mitighiamo i rischi di ribasso attraverso esposizioni all'oro e a strategie alternative decorrelate",
Tuttavia, il movimento al ribasso dei tassi d'interesse potrebbe fungere da catalizzatore per una nuova rotazione verso i titoli growth. In questo contesto, CANDRIAM ha aumentato l'esposizione su questa tipologia di titoli, in particolare attraverso il NASDAQ Composite.
"Anche i temi a lungo termine dell'innovazione e della transizione energetica dovrebbero beneficiarne grazie al loro potere di determinazione dei prezzi, che consente di trasferire l'inflazione sui prezzi finali", conclude Dufossè.