Di Mauro Speranza
Investing.com – Il sell-off dei mercati non si ferma al suono della campanella di Wall Street, dopo aver fatto sprofondare i principali indici europei di oggi, nonostante i positivi dati sull’occupazione negli Stati Uniti.
A New York, infatti il Dow Jones e il Nasdaq aprono con flessioni superiori al 2%, confermando così l’andamento dei futures.
Forti vendite su tutti i principali titoli di ogni settore, con flessioni tra il 3% (Tesla (NASDAQ:TSLA), Twitter (NYSE:TWTR), Alphabet (NASDAQ:GOOGL), Apple (NASDAQ:AAPL), Intel) e il 2% (Microsoft (NASDAQ:MSFT) e Amazon (NASDAQ:AMZN)) per i tecnologici, mentre le principali banche vedono il calo del 6% di JPMorgan (NYSE:JPM), Bank of America (NYSE:BAC) e Wells Fargo (NYSE:WFC). Cedono il 4% Citigroup (NYSE:C), Morgan Stanley (NYSE:MS), BlackRock (NYSE:BLK) e Goldman Sachs (NYSE:GS).
Continua l’emergenza coronavirus negli USA
I dati del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) che vengono aggiornati alle 12,00 ora di New York al momento confermano 99 casi di contagi (ma secondo i media sarebbero già oltre i 150 casi). Il Presidente degli Stati Unit, Donald Trump, tuttavia, in una recente intervista televisiva ha comunicato che ritiene falsi i dati sulla pericolosità del Covid-19. Trump ha infatti il presentimento (“hunch”) che la percentuale di mortalità sia ben inferiore all’1% dei contagiati.
A parte i giudizi in merito a tali dichiarazioni è presumibile che l’amministrazione Trump abbia deciso di assumere un atteggiamento morbido, non prendendo per il momento misure fortemente restrittive nelle aree colpite (soprattutto nella costa ovest negli stati della California e di Washington che hanno già dichiarato lo stato di emergenza). Molti epidemiologi hanno fatto pressioni su Donald Trump per aumentare i test nelle aree colpite e per applicare tutte le misure di attenuazione possibili per evitare una maggiore diffusione del virus che a loro avviso già circola negli Stati Uniti.
I positivi NFP non sostengono il mercato
Un’ora prima dell’apertura di Wall Street sono stati comunicati i dati sul lavoro negli Stati Uniti da parte dell’US Bureau of Labor Statistics (BLS). Nel mese di febbraio sono stati creati nei settori non agricoli, 273 mila nuovi posti di lavoro, ben superiori rispetto alle attese del consensus (+175k). Il tasso di disoccupazione scende al 3,5% dal 3,6% (consensus 3,6%).
Riviste largamente al rialzo le cifre dei mesi scorsi (+85 mila posti di lavoro rispetto alle stime precedenti). Il dato di gennaio è stato rivisto a +273k (da +225k), quello di dicembre a +184k (da +147k).
Il tasso di disoccupazione giovanile si attesta all'11,0%, disoccupazione donne (3,1%), bianchi (3,1%), afroamericani (5,8%), asiatici (2,5%), ispanici (4,4%). Su base annuale, infine, i salari sono saliti del 3,0% (aspettative +3,0%).
Si tratta di “cifre molto positive quelle sul mondo del lavoro statunitense che non hanno però avuto un concreto, sull’andamento del biglietto verde sui mercati valutari” spiega Filippo Diodovich, senior strategist di IG. Il cambio eurodollaro ha evidenziato un po’ di volatilità ma ha oscillato attorno ad area 1,1320.
“La mancata reazione del dollaro ai dati”, continua Diodovich, “implica che gli investitori ormai credono in una Federal Reserve sempre più accomodante per la diffusione del coronavirus e meno legata ai dati macroeconomici”.
“Molto bene la creazione di posti di lavoro salita nuovamente sopra i 200 mila impieghi. E grazie alle revisioni positive dei mesi precedenti la media di nuovi impieghi creati dall’amministrazione Trump degli ultimi 3 mesi è stata pari a 243 mila nuovi posti di lavoro. Una media sopra 200k è uno degli obiettivi più ambiziosi da parte della Federal Reserve”, conclude l’esperto.