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3 indizi dalla riunione OPEC+: i livelli di produzione resteranno stabili nel 2023

Pubblicato 08.06.2023, 15:03
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
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Dallo svelare potenziali cambiamenti sui livelli di produzione petrolifera al rivelare le discrepanze tra le scorte riportate e quelle reali, l’ultima riunione dell’OPEC+ tenutasi lo scorso weekend ha fornito importanti indizi per i trader del mercato petrolifero.

Ecco i tre più importanti:

1. L’OPEC+ intende confermare gli attuali livelli di produzione fino alla fine 2023 (più o meno).

Ufficialmente, l’OPEC+ ha deciso di mantenere gli attuali tagli della produzione obbligatori fino alla fine dell’anno e confermare i tagli extra volontari che alcuni membri hanno promesso ad aprile. Oltre a questo, l’Arabia Saudita ha annunciato un ulteriore taglio unilaterale di un milione di barili al giorno per il mese di luglio.

2. Il petrolio reale sul mercato dai produttori OPEC+ non corrisponde ai livelli di produzione dichiarati sulla carta.

Il vero problema per i trader ora è capire quanto petrolio i membri dell’OPEC+ stanno effettivamente immettendo sul mercato, non quanto le quote dell’OPEC+ e i tagli volontari della produzione indichino che dovrebbe esserci sul mercato. Più tagli volontari vanno ad aggiungersi alle quote concordate, più diventa confusa la situazione per il mercato.

Ad esempio, numerosi paesi OPEC non stanno producendo in linea con la quota perché non hanno la capacità di farlo. Altri membri OPEC+ che promettono tagli volontari poi effettivamente non lo fanno. Mentre Nigeria, Angola, Algeria, Congo ed Iraq stanno tutti producendo al di sotto delle loro quote, la Russia potrebbe stare producendo in eccesso rispetto al taglio volontario di 500.000 bpd promesso ad aprile.

La confusione e la mancanza di chiarezza riducono anche l’impatto dei messaggi dell’OPEC+ sul mercato. Ad esempio, quando l’OPEC+ ha annunciato i tagli della produzione nell’ottobre 2022, il prezzo del Brent era schizzato a 93 dollari al barile.

Ad aprile, i tagli volontari a sorpresa hanno causato un balzo del 7% dei prezzi del petrolio, anche se, due settimane dopo, questi guadagni sono stati cancellati. Questa settimana i prezzi sono saliti solo dell’1,9% dopo l’annuncio ed hanno perso i guadagni entro martedì.

Ciò significa che i trader non possono fidarsi di quello che dicono i paesi dell’OPEC+ circa la produzione, e devono invece osservare i livelli delle esportazioni ed altri indicatori sulla produzione per avere un quadro accurato della quantità di petrolio sul mercato. Potrebbe essere difficile quando si tratta della Russia, che ha deciso di smettere di riportare i dati sulla produzione e sulle esportazioni.

3. Le quote base di produzione dell’OPEC+ cambieranno a partire dal 2024.

Questa importante notizia si è persa tra i drammi del taglio unilaterale dell’Arabia Saudita, ma i trader dovrebbero esserne consapevoli. Anche se l’OPEC+ non ha deciso di tagliare la produzione, ha rinegoziato le quote di base per i paesi partecipanti per rispecchiare in maniera più accurata la capacità di produzione.

Alcuni paesi africani hanno accettato riduzioni delle loro quote di produzione perché non sono più in grado di produrre come prima, mentre altri, come gli EAU, si sono assicurati quote più alte che rispecchiano gli investimenti su una nuova capacità di produzione. Queste quote entreranno in vigore nel 2024 e, si spera, faranno finalmente chiarezza sulla produzione dell’OPEC+.

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Nota: L’autrice non possiede nessuno degli asset menzionati nell’articolo.

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