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4 grafici da monitorare quando i mercati scendono

Pubblicato 10.03.2022, 09:55
US500
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VIX
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DE10IT10=RR
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Il listino statunitense S&P 500 ha chiuso di recente il secondo mese consecutivo di ribassi, registrando un drawdown di oltre il 14% (tra il massimo ed il minimo). Nel momento in cui scrivo l’articolo, la candela giapponese di marzo è in ribasso e sembra si appresti a seguire la tendenza negativa dei due mesi appena passati.

Ieri, tuttavia, una dolce euforia ha permesso un rimbalzo sostanzioso della maggior parte dei listini.

I mercati hanno finalmente trovato un punto di minimo? Si può sperare in una ripartenza del lungo corso rialzista oppure ci sono ancora troppe preoccupazioni latenti? Cerchiamo di capirlo attraverso una semplice analisi tecnica di quattro grafici.

 
S&P 500 Vs Vix

Il rapporto tra l’indice USA ed il Vix (comunemente conosciuto come l’indice della paura) restituisce un’indicazione che funge da “proxy del rischio” (secondo la mia interpretazione) ovvero permette all’investitore di avere una fotografia ben chiara del rischio potenziale che corre investendo in un determinato momento.

Come il grafico esemplifica, il rapporto di forza è tendenzialmente crescente, ma anche molto volatile. Ogni volta che il prezzo tocca la banda superiore di Bollinger, il rischio di storno (e di un ritorno in media) aumenta in modo considerevole, rendendo il risk/reward sfavorevole.

Al contrario le migliori occasioni di ingresso si verificano quando il prezzo del ratio vìola (o si avvicina) alla banda inferiore di Bollinger. Ad oggi il valore relativo è al di sotto della sua media, ma l’alta volatilità generata ha aumentato l’ampiezza dell’indicatore stesso; di fatti un’ipotetica zona di “ipervenduto” che apre ad un terreno di caccia per accumuli contrarian, è ancora piuttosto lontano.

Da questo punto di vista sembra ancora prematuro investire a mani basse nell’indice.

S&P 500 Vs Vix


Numero di nuovi massimi meno il numero di nuovi minimi
 
Vale la pena tenere in considerazione questo oscillatore che ben si presta come indicatore “di capitolazione” del mercato. E’ utile per cercare (per quanto possibile) di intravedere un potenziale minimo da poter sfruttare.

Il grafico ricavato da un’analisi di Bloomberg evidenzia come il sentiment negativo registrato negli ultimi mesi non sia stato sufficiente a far sprofondare l’indicatore verso i minimi storici; di fatti c’è ancora molto margine prima che vengano toccati livelli di panico simili a quelli del 2020 (per citarne uno).

Se la massima di Warren Buffett che recita: “Sii avido quando gli altri hanno paura e timoroso quando gli altri sono avidi” è ancora valida, la lettura di questo grafico suggerisce che non c’è "abbastanza paura" per giustificare un incremento sostanziale delle azioni in un portafoglio.

massimi/minimi


La curva dei rendimenti: Il treasury a 10 anni Vs 2 anni
 
Ne ho parlato in un articolo recente, ragion per cui non mi dilungherò troppo, ma ritengo lo spread tra la parte lunga e corta della curva, un indicatore fondamentale per comprendere al meglio il rapporto rischio/premio che si corre in un determinato momento. Benché si tratta di un rapporto tra rendimenti di titoli obbligazionari fornisce ottimi spunti d’ingresso per il mercato azionario.

Dopo il massimo di periodo registrato in aprile del 2021, il ratio ha rapidamente cambiato passo invertendo il senso di marcia. Come si evince dal grafico, l’imperversare della guerra, non ha fatto altro che accelerare la corsa verso lo 0. E’ necessario essere prudenti.

10Yvs02Y


L’indicatore di Buffett: il rapporto tra Borsa e Prodotto Interno Lordo
 
Da un po’ di tempo l’indicatore ha raggiunto livelli allarmanti, tuttavia, il suo apprezzamento non si è arrestato raggiungendo nuove vette. Al 2 marzo 2022, ufficialmente, il livello registrato è del 197%. Trattandosi comunque di un indicatore costruito come rapporto di forza relativa, ritengo sia poco utile valutarne il suo valore assoluto perché può essere fuorviante.

Personalmente preferisco “linearizzarlo” (con diversi metodi) per avere una serie storica tendenzialmente neutra che oscilla attorno ad un valore fisso sul lungo periodo (rendendo la lettura più semplice e costruttiva).

Il grafico riportato è l’oscillatore espresso in percentuale basato sulle bande di Bollinger; il timeframe è mensile ed il periodo con la quale è calcolato l’indicatore è 200 mesi. Ciò che osserviamo, dunque, riflette un andamento di lunghissimo periodo offendo informazioni di un certo peso, depurati (in un certo senso) dalla componente speculativa di breve.

I livelli raggiunti sono in pieno “ipercomprato” ed in area di massimo storico (registrato negli anni 2000). Siamo ben lontani (secondo la visione di questo indicatore) dalle occasioni “secolari” per la borsa USA.

E’ doveroso precisare che un ribasso dell’indicatore non indica per forza di cose un sentiment assolutamente negativo sui mercati, ma certamente ne limita le potenzialità di apprezzamento. Ne abbiamo la prova storica che corre tra gli anni 2000 ed il 2009; l’indicatore è tendenzialmente ribassista, passando da una fase di eccesso statistico ad una zona “a sconto” al di sotto del livello medio (senza eccedere tuttavia). Al contempo la borsa americana ha conosciuto ben due crisi finanziarie, ma altrettanti recuperi dando vita a quello che viene definito il decennio perduto.

SP500/GDP


Conclusioni

I mercati hanno finalmente trovato un punto di minimo? Si può sperare in una ripartenza del lungo corso rialzista oppure ci sono ancora troppe preoccupazioni latenti?

Personalmente ho la mia risposta. Sul breve periodo i mercati potrebbero aver trovato una base da cui ripartire e tentare un rimbalzo, ma il lungo corso rialzista (nei prossimi anni) rischia di essere decisamente meno profittevole rispetto gli ultimi 10 anni.

Benché non rinuncerò ad un’esposizione azionaria diversificata, sarò prudente e paziente, in attesa di occasioni più ghiotte prima di comprare “ad occhi chiusi”.

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