"L’estate che fugge è un amico che parte" (Victor Hugo)
Il mese di settembre sarà molto importante per capire la direzione dei listini nell’ultima parte dell’anno. Il 20 settembre si riunirà la Fed e subito dopo la BCE per decidere sui tassi di interesse. Scontato (probabilità che sfiora il 100%) che Jerome Powell si prenderà una pausa, più incerta la situazione in Europa dove la recessione si fa sempre più concreta ma l’inflazione scende troppo lentamente. Con un gap di 100 punti base tra le due politiche monetarie, possibile quindi che Christine Lagarde si lasci prendere la mano e alzi di 25 punti. Si spera per l’ultima volta. Nel frattempo anche negli Usa la politica monetaria restrittiva inizia a tradursi sull’economia reale: venerdì scorso è stato reso noto il dato sulla disoccupazione in Usa ad agosto, ben sopra le attese anche se la creazione in assoluto di nuovi posti di lavoro ha battuto le previsioni al rialzo. Questa settimana riflettori puntati sull’ISM Manifatturiero in Usa ad agosto in uscita mercoledì e i prezzi al consumo in Germania ad agosto che verranno diffusi venerdì. Ancora tanta incertezza che mantiene i listini azionari in posizione laterale. Germania, Francia ed ora anche Italia stanno disegnando un canale dal quale si potrebbe uscire in qualsiasi direzione. Il mese di settembre è invece iniziato male per il bitcoin e la volatilità segnalando quindi il perdurare di una situazione di risk-on. Ancora elevati i prezzi di petrolio e gas.
Con l’autunno ricomincia la sfida tra cedole e dividendi
I primi 8 mesi dell’anno sono stati tra i migliori della storia per le principali Borse mondiali e Piazza Affari si è messa in luce posizionandosi nei primi tre posti per performance. Il passo indietro di agosto non ha messo in discussione il trend rialzista di fondo anche se i più recenti dati macroeconomici iniziano a mostrare concreti segnali di recessione. Ma in attesa del cambio di stagione le principali società quotate hanno messo abbastanza fieno in cascina, chiudendo i primi 6 mesi dell’anno con risultati record. Per questo la prospettiva di un’altra generosa stagione di dividendi non è ancora al momento messa in discussione. Nello stesso tempo, la politica dei tassi “più alti più a lungo” messa in campo da FED e BCE continua a mantenere le cedole della maggior parte dei titoli di Stato, soprattutto sulle poco rischiose brevi scadenze, su livelli attraenti. Gli operatori hanno quasi l’imbarazzo della scelta tra azionario e obbligazionario per estrarre dal portafoglio rendimenti positivi dopo un lungo periodo di tassi reali negativi. Anche al netto dell’impatto fiscale, che lo ricordiamo nel caso dei dividendi è più del doppio rispetto alle cedole dei titoli di Stato, il rendimento offerto dalle azioni sfiora la doppia cifra, anche se con un profilo di rischio molto più elevato. Intesa San Paolo ad esempio, nell’ipotesi in cui le stime di profitto degli analisti per l’anno in corso vengano confermate, ai prezzi attuali, offre un rendimento superiore all’8% sulla cedola di prossima distribuzione. E come accade oramai da diversi anni, diverse blue chip anticiperanno parte dei coupon tra il mese di settembre e dicembre: ad esempio ENI (BIT:ENI), STMicroelectronics (EPA:STMPA), Banca Mediolanum (BIT:BMED), Intesa Sanpaolo (BIT:ISP), Porte Italiane, e Terna (BIT:TRN).
L’Italia non è in recessione ma…
La stima completa dei conti economici trimestrali diffusa venerdì scorso ha confermato la decisa contrazione dell'economia italiana nel secondo trimestre 2023, dovuta soprattutto alla debolezza della domanda interna, dopo la ripresa vista nella prima frazione. Secondo i dati Istat, nel periodo aprile-giugno il prodotto interno lordo, corretto per gli effetti di calendario, è calato dello 0,4% congiunturale (da +0,6% nel primo trimestre) a fronte di un progresso dello 0,4% a perimetro annuo. La variazione acquisita per il 2023 al momento è +0,7% che mette quasi al sicuro il segno positivo per l’anno in corso ma getta delle ombre su quello in arrivo. Il 2024 sarà però quello in cui il Governo spera di potere dare seguito alle promesse elettorali, anche in vista delle elezioni europee di giugno che avranno un significato politico molto rilevante. Per mantenere un buon livello di crescita l’Italia deve incassare e spendere le risorse del recovery fund che, secondo Goldman Sachs (NYSE:GS) valgono almeno 2 punti di Pil in 3 anni. Meno impattante, ma dal nostro punto di vista importante, la riforma del mercato finanziario italiano, che ci auguriamo venga approvata ed entri in vigore con l’inizio del prossimo anno. Integrae SIM, insieme agli altri stakeholder, è promotore di una serie di proposte che sono state presentate al Parlamento e vanno accolte per consolidare la leadership di Borsa italiana nel segmento delle PMI ad alto potenziale di crescita.