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Ecco perché il sell-off azionario danneggia solo il dollaro

Pubblicato 11.10.2018, 22:14
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
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Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

È stata un’altra giornata burrascosa per il mercato valutario sulla scia dell’andamento del mercato azionario. All’inizio della seduta newyorkese, il biglietto verde è sceso contro le principali controparti, ma durante la giornata, quando i titoli azionari si sono staccati dai loro minimi lo ha fatto anche il dollaro. Negli ultimi giorni il Dow ha perso ciò che ha guadagnato in oltre due mesi, e vista l’ampiezza delle variazioni registrate questa settimana, non ci sono dubbi che il sentimento stia cambiando. Purtroppo i cali possono diventare durevoli in quanto gli investitori che temono ulteriori perdite prendono i profitti sulle posizioni tenute negli ultimi tempi. Sono stati fatti molti soldi nel mercato azionario negli ultimi due anni e con i tassi di interesse USA che dovrebbero salire ancora la liquidazione o l’utilizzo degli stop per proteggere queste posizioni diventeranno ancora più attraenti per gli investitori. E quando questi stop saranno attivati, la situazione delle vendite peggiorerà. Il dollaro USA è sceso tutta la settimana e il selloff dell’azionario lo ha spinto ancora più giù. La cosa strana è che le valute legate al rischio come euro e dollaro australiano non sono state colpite dall’avversione al rischio. Gli investitori considerano la vicenda una questione prettamente statunitense in quanto la Federal Reserve è l’unica grande banca centrale che sta inasprendo la propria politica monetaria. I dati sui prezzi al consumo piuttosto deboli ci hanno messo il carico da novanta, visto che le aspettative degli economisti erano di un IPC forte. L’aumento dei prezzi è rallentato allo 0,1% a settembre con il tasso su base annua crollato al 2,3% dal 2,7% del mese precedente. Il dollaro è spacciato? Certamente no, ma potrebbe continuare a scendere prima che si torni a comprare.

L’euro ha beneficiato molto della debolezza del dollaro USA. La moneta unica ha toccato 1,16 sulla scia anti -dollaro e dopo il rilascio dei verbali della BCE. Nonostante l’ultimo vertice della banca centrale abbia mostrato segni di preoccupazione per un possibile rischio di ribasso, secondo la BCE “l’incertezza sulle previsioni di inflazione potrebbe ridursi”. Abbiamo sentito diverse dichiarazioni da parte di autorità della zona euro riguardanti l’aumento dell’inflazione, comprese quelle di Draghi circa un aumento della pressione dei prezzi. In parte questo è dovuto all’aumento dei prezzi del petrolio, ma anche il dollaro più debole sostiene l’inflazione. Sebbene potremmo vedere un maggior short covering nel cambio EUR/USD, la coppia ha diverse resistenze tra 1,1580 e 1,1630.

La migliore performance di giovedì è stata registrata dal dollaro australiano e da quello neozelandese. Considerando che sono stati rilasciati pochissimi dati economici, sono pochi i motivi che potrebbero giustificare questo andamento. Primo, il dollaro australiano e quello neozelandese quest’anno sono stati duramente colpiti, dunque traggono vantaggio da un sentimento anti dollaro USA. Lo yuan cinese ha registrato la maggiore crescita giornaliera delle ultime 5 settimane. Dopo l’avvertimento degli USA contro il deprezzamento della valuta e le promesse del governo cinese di non indebolire la propria valuta, alcuni investitori credono che ci possa essere un bottom per lo yuan. Siamo piuttosto scettici su questa possibilità, ma qualora dovesse verificarsi sarebbe un fattore sicuramente positivo per il dollaro australiano e quello neozelandese. La bilancia commerciale cinese è attesa nella serata di giovedì e si prevedono dati piuttosto deboli. Per il dollaro australiano e quello neozelandese la parte più importante del report sarà quella legata all’import e all’export. Il dollaro canadese è salito contro il biglietto verde ma I guadagni sono stati limitati dalla stagnazione dei prezzi delle case e dal brusco calo dei prezzi del petrolio.

A differenza dell’euro, della valuta nipponica e delle valute legate alle materie prime, la sterlina non ha beneficato della debolezza del dollaro USA. Ha chiuso la giornata praticamente invariata e questo è preoccupante visto il calo del dollaro contro le altre valute. Nonostante il Responsabile UE per i negoziati sulla Brexit Barnier abbia dichiarato mercoledì che l’accordo è vicino, il problema resta ancora l’accettazione di un’unione doganale per la Premier May. Il Primo Ministro ha dichiarato che non più augurarsi un accordo sulla Brexit che metta delle barriere commerciali alle imprese che spostano merci da una parte all’altra del Regno Unito, quindi resta da vedere se cederà o meno. Con il summit UE a meno di una settimana, le notizie da Bruxelles non mostrano aggiornamenti sui negoziati. Il Primo Ministro irlandese non è ottimista; ha dichiarato giovedì che la scadenza di novembre potrebbe essere rispettata ma che è poco probabile. Quindi, la morale della favola è che finché non sarà trovato un accordo i trader della sterlina resteranno scettici.

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