La settimana si caratterizza per la brusca inversione di tendenza del DAX che, dopo due sedute positive, ne ha messe a segno tre negative che lo hanno portato ad avvicinarsi alla zona di minimi sita in area 7550 punti.
Analogo comportamento ha tenuto la piazza francese. I future americani si sono comportati in maniera contrastata, anche se hanno manifestato una debolezza di fondo dovuta alla non facile situazione in Europa e ai nuovi focolai di crisi internazionale che si sono accesi durante l’ottava.
In particolare, se l’ SP500 ha mostrato segni di debolezza proiettandosi verso la EMA 50 e il NASDAQ ha addirittura raggiunto tale livello, il DOW JONES si è mostrato più reattivo a detto storno, disegnando un hammer e chiudendo a 14493 punti, lasciando così aperta la speranza ad un rimbalzo.
In effetti, data la forza relativa che la piazza americana ha tenuto in queste ultime settimane, tutto sommato, la possibilità di un rimbalzo non va trascurata.
La cosa curiosa è che l’Italia, dove ancora la crisi politica è in alto mare, la disoccupazione alta, nessuno spiraglio visibile, chiude con un FIB che, abbandonata quota 15000 punti, testa il supporto posto a 14900, proiettandosi anche al di sotto di tale livello, ma chiude la seduta con una candela potenziale di inversione.
In effetti, la chiusura non positiva di ieri sarebbe stato un segnale short molto potente. Invece, la candela di venerdì (che ha connotazioni di tipo MOC LONG) pone fine ad una settimana brutta dal punto di vista grafico, ma, a mio parere, non del tutto compromessa.
A conforto di questa tesi, il CCI-s che fa segnare una tripla divergenza rialzista sul grafico daily e valori di inversione rialzista che si possono notare sull’ADX e sullo stocastico lento. Ma non solo: c’è anche uno SPREAD a quota 320 e un BTP molto ben apprezzato dal mercato (il 2037 4% ha superato con decisa forza quota 88).
E’ opportuno, ovviamente, dato il clima generale, restare estremamente prudenti nell’aprire posizioni, anche perché solo il superamento, la prossima settimana, di quota 15200/15300 potrà confermare la reazione che il mercato va cercando.
Ad ogni modo, conferme positive per i mercati azionari vanno ricercate nella geografia dei cambi: l’EUR/USD, infatti, fa registrare uno scenario diametralmente opposto a quello visto sulle piazze azionarie europee, riportandosi, dopo il test del supporto a 1,2750, sopra quota 1,3000 dove solo l’EMA50 lo ha fermato.
Il superamento di detta quota, sarà segnale anticipatore positivo una volta rotte le resistenze a 1,3069 e 1,3135.
La debolezza del dollaro americano si fa sentire, soprattutto nelle ultime tre sedute, anche nei confronti del GBP. AUD e CAD non sono da meno.
Ragioni differenti ci portano ad analizzare con lente più spessa la situazione tra le valute più importanti e lo JPY, in quanto i provvedimenti e le decisioni di politica monetaria di questa settimana della Bank of Japan hanno notevolmente influenzato il comportamento della valuta nipponica che è letteralmente precipitata di 5 figure contro USD e di oltre 7 contro EUR.
Questo comportamento della BOJ ha fermato la speculazione al ribasso iniziata in settimana per creare delle condizioni di swing.
Infine, per quanto riguarda le materie prime, il PETROLIO WTI segue la flessione generalizzata delle borse portandosi nuovamente sui livelli di supporto che, le scorse settimane (e anche ieri) ci hanno visto compratori (area 92/93) ma il GOLD non accelera come bene rifugio, bensì rimane ancorato sui supporti già da tempo testati in area 1550/1560 USD/oz.
Da questo quadro apparentemente caotico e confuso, emerge quindi una lettura prudentemente volta all’ottimismo, in ottica di rimbalzo, delle piazze azionarie.
Questo non significa che si possa usare la mano pesante sul mouse, ma, come da tempo andiamo ripetendo, va ponderata con l’andamento giornaliero che ci ha abituato anche a repentini capovolgimenti di fronte.
Sante Leone
Analista e Trader indipendente