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Facebook è da comprare in questo tonfo del mercato?

Pubblicato 18.03.2020, 11:05
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Gli investitori di Facebook sono stati colpiti pesantemente nell’ultimo mese. Il titolo della più grande piattaforma social al mondo è crollato seguendo a ruota lo spettacolare tonfo del 25% dell’indice S&P 500, arrivando in territorio degli orsi questo mese.

Il titolo, schizzato al massimo storico di 224,20 dollari il 29 gennaio, ha segnato un crollo di oltre il 31% nell’ultimo mese, con una performance inferiore a quella dell’indice NASDAQ, legato al settore tech, pari a -25% nello stesso periodo. Scambiato a 149,42 dollari alla chiusura di ieri, FB è vicino al minimo dal gennaio 2019, dopo aver ceduto la maggior parte dei guadagni dello scorso anno.

Per molti analisti, è difficile quantificare l’impatto di un’imminente recessione globale sulle compagnie social, imprese tutte relativamente giovani che sono il prodotto del boom economico senza precedenti dello scorso decennio. Questa crescita era stata il terreno della corsa rialzista più lunga nella storia del mercato azionario statunitense, alimentata dalle maggiori compagnie tech, come Facebook, Amazon (NASDAQ:AMZN) (NASDAQ:AMZN) ed Apple (NASDAQ:AAPL) (NASDAQ:AAPL).

Facebook Weekly Price Chart

Grafico del prezzo settimanale di Facebook

Ma, dopo un calo di questa portata, gli investitori si chiedono se Facebook riuscirà ad uscire indenne dal prossimo downturn economico, durante il quale probabilmente gli inserzionisti taglieranno drasticamente i loro budget.

A rischio la macchina delle inserzioni di Facebook

Durante una tipica recessione, gli investitori di solito cercano rifugio in solide compagnie che sono sopravvissute alle precedenti recessioni, pagano dividendi e sono ricche di liquidità. Per questa ragione, gli analisti di Wall Street questa settimana hanno alzato i rating su molti titoli di compagnie di beni di consumo, come Procter & Gamble (NYSE:PG) e Walmart (NYSE:NYSE:WMT). Ciascuno di essi ha una natura difensiva ed ha dimostrato di poter sopravvivere in numerosi cicli ribassisti.

Ma non si può dire lo stesso di Facebook (NASDAQ:FB). Malgrado la sua posizione di leadership sul mercato inserzionistico dei social, l’analista di Needham Laura Martin in una recente nota afferma che tra il 30% e il 45% delle entrate globali di Facebook arrivano da categorie pubblicitarie considerate “a rischio” per il Covid-19.

Inoltre, secondo Martin, sei dei 10 principali paesi in cui la pubblicità prolifera, al momento sono focolai del Covid-19.

“I nostri controlli indicano minori spese per viaggi, distribuzione, prodotti di consumo confezionati ed intrattenimento, che insieme rappresentano il 30%-45% delle entrate totali di Facebook”, ha scritto Martin in una nota ai clienti. “Con la domanda dei consumatori diminuita, le previsioni sulla pubblicità cominciano ad abbassarsi”, spiega.

Martin aggiunge che Facebook aveva 7 milioni di inserzionisti attivi alla fine del 2019, “il che suggerisce che molti di essi sono piccoli e potrebbero dover eliminare le spese per sopravvivere”.

Persino prima della diffusione del coronavirus, il titolo dava segni di picco con la crescita delle vendite rallentata. Le prospettive erano diventate ancora più incerte sulla scia delle numerose indagini antitrust e delle norme sulla privacy più restrittive in tutto il mondo.

Il direttore finanziario di Facebook David Wehner ha spiegato nella call sugli utili a gennaio che la maggior parte dell’impatto di queste difficoltà ancora deve farsi sentire, in quanto i risultati trimestrali non rispecchiano ancora gli effetti di normative sulla privacy come il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati europeo ed il Consumer Privacy Act della California.

“Ci aspettiamo che il tasso di crescita dei ricavi totali su base annua nel primo trimestre deceleri ad un tasso percentuale compreso in un range medio-basso delle cifre singole rispetto a quello del quarto trimestre”, ha dichiarato Wehner. “Tra i fattori responsabili della decelerazione troviamo la maturità della nostra attività nonché il crescente impatto delle normative sulla privacy globali ed altre difficoltà legate al target delle inserzioni”.

Morale della favola

Non consigliamo di comprare il titolo di Facebook in questi tempi incerti. Il business model della compagnia non è collaudato per il tipo di enorme shock economico che l’economia globale si ritrova ad affrontare. La combinazione di norme più severe e di un rallentamento economico innescato da una recessione lascia immaginare altri problemi all’orizzonte per Facebook.

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