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Banche centrali vicine al panico, l’inflazione persiste malgrado gli aumenti dei tassi

Pubblicato 20.09.2022, 15:34
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  • La Fed dovrebbe alzare i tassi di almeno 75 bp questa settimana
  • La BRI invita le banche centrali a giocare d’anticipo con gli aumenti dei tassi per combattere l’inflazione
  • La BCE è sotto pressione sia per i tassi che per l’inasprimento quantitativo
  • Panico forse è una parola troppo forte per descrivere cosa sta spingendo i policymaker delle banche centrali, ma non poi così tanto.

    Le stime sull’indice sui prezzi al consumo (IPC) USA sono state deluse quando l’indice è salito dello 0,1% su base mensile mentre gli economisti si aspettavano un calo. Ora gli analisti hanno cambiato la loro previsione sull’aumento di questa settimana dei tassi della Federal Reserve da 50 - 75 punti base (bp) ad almeno 75 punti base, e c’è chi parla anche di un intero punto percentuale.

    L’incremento dell’indice IPC generale è stato tanto basso solo per via del brusco calo dei prezzi degli energetici. Il tasso di inflazione core, che esclude elementi volatili come alimentari ed energetici, invece è salito dello 0,6% sul mese.

    Insieme ad un forte aumento in occasione di questo vertice, gli investitori ora si aspettano che la Fed continuerà ad alzare i tassi fino a quando non riuscirà a dimostrare di avere sotto controllo l’inflazione.

    Un aumento da 75 bp questa settimana porterebbe l’obiettivo dei fondi Fed ad un range del 3,0%-3,25%, mentre i contratti dei future ora suggeriscono che potrebbe superare il 4% entro fine anno, implicando ulteriori considerevoli aumenti nei restanti due vertici del Federal Open Market Committee, ad inizio novembre e a metà dicembre.

    La Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) è intervenuta ieri per difendere gli aumenti dei tassi negli USA e altrove, anche a rischio di causare una recessione.

    Il capo economista della BRI Claudio Borio ha invitato le banche centrali a continuare ad alzare i tassi con decisione. “Giocare d’anticipo tende a ridurre le probabilità di un atterraggio brusco”, ha detto in occasione della revisione economica trimestrale rilasciata dall’istituto con sede a Basilea.

    Philip Lane, capo economista della Banca Centrale Europea, la scorsa settimana ha dichiarato che ulteriori rialzi dei tassi della BCE saranno necessari dopo lo scioccante aumento da 75 punti base all’inizio del mese. L’Europa è ancor più limitata degli USA dall’inflazione, con l’impennata dei costi degli energetici che minaccia di attanagliare le economie e le famiglie.

    Lane era uno delle “colombe” che hanno minimizzato per mesi la minaccia dell’inflazione, quindi le sue parole circa la necessità di ulteriori rialzi dei tassi è un segnale importante.

    La Fed ha cominciato prima con gli aumenti dei tassi ed è stata più aggressiva, ponendo le altre banche centrali sulla difensiva, in quanto gli aumenti comportano un’impennata del valore del dollaro sui mercati forex. L’apprezzamento del dollaro peggiora l’inflazione in altri paesi dal momento che moltissimi scambi globali sono condotti in dollari. Quando le altre monete scendono contro il dollaro, le loro importazioni diventano più costose.

    Altre importanti valute, come l’euro, la sterlina e lo yen giapponese, sono scese contro il dollaro, mettendo pressione alle banche centrali perché tengano il passo con la Fed. Persino la moneta cinese è crollata sotto un’importante soglia quando il dollaro è salito sopra 7 yuan la scorsa settimana. L’indice del dollaro USA, che ne misura il valore contro altre importanti valute, è schizzato del 14% finora quest’anno.

    Il possibile impatto dell’inasprimento quantitativo sta catturando sempre più attenzione, con le banche centrali che cominciano a rallentare i reinvestimenti dei proventi dalla scadenza dei bond, eliminando liquidità dal sistema finanziario. La Fed ha ridotto 47,5 miliardi di dollari di proventi dalle scadenze da giugno e questo mese li porterà a 95 miliardi, nell’ambito del piano di riduzione del suo bilancio da 9 mila miliardi di dollari.

    La BCE ha davanti una sfida simile, tra le pressioni per ridurre il suo bilancio da 8 miliardi di euro. La banca centrale della zona euro è indietro rispetto alla Fed anche da questo punto di vista. La Presidente della BCE Christine Lagarde ha dichiarato all’ultimo vertice di politica monetaria che sarebbe prematuro discutere di un QT, ma che aumentano le pressioni perché almeno cominci a parlarne al vertice di ottobre del consiglio direttivo.

    La Banca d’Inghilterra sta ricevendo critiche per aver reagito troppo lentamente all’inflazione. La Commissione di Politica Monetaria ha rinviato il vertice della scorsa settimana a causa del periodo di lutto per la regina Elisabetta II, ma dovrebbe alzare i tassi di almeno 50 bp questa settimana, e qualche analista si aspetta un rialzo da 75 bp.

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