Dopo circa un mese dal rinvio, il primo ministro britannico Theresa May saprà finalmente se l’intermediazione con l’Europa e il raggiungimento dell’accordo produrrà l’esito sperato. Ovviamente gli operatori di mercato si stanno preparando con estrema cautela, date le incertezze derivante da tutti i possibili scenari sicuramente avremo picchi di volatilità pazzeschi. L’esito del voto si potrebbe già conoscere attorno alle 20 ora italiana, ma l’esito ufficiale potrebbe arrivare successivamente. Vari analisti scommettono una bocciatura schiacciante con oltre 200 voti contrary, il ché se confermato potrebbe rappresentare una sconfitta umiliante per il Primo Ministro.
Diciamo che l’eventuale vittoria sarebbe miracolosa, quindi a questo punto la domanda che i mercati si pongono è molto semplice: quale sarà la dimensione della sconfitta? Una sconfitta con margine accettabile (meno di 50 voti) potrebbe avere effetti positivi per la sterlina in quanto potrebbero esserci ancora i margini per un’altra votazione. Una sconfitta schiacciante di oltre 200 voti renderebbe questa via impraticabile e la sterlina potrebbe crollare (forse in modo drammatico). Ma potrebbe trattarsi di una reazione temporanea perché quasi tutti i possibili scenari condurrebbero alla “soft Brexit” o addirittura al “non Brexit”. A quell punto i laburisti potrebbe sfiduciare il Governo, ma il governo potrebbe comunque cavarsela. E poi? L'articolo 50 dovrebbe sicuramente essere esteso (e sarebbe sicuramente positivo per la sterlina). La May dovrebbe tornare all’Unione europea per rinegoziare una forma ancora più soft della Brexit tale da poter ottenere la maggioranza in Parlamento. In mancanza di un secondo referendum – che aprirebbe la possibilità a nessuna Brexit (ancora una volta positive per la sterlina) – ci sarebbero altri due scenari tali da innescare debolezza della sterlina: la prospettiva di una Brexit senza accordo (molto meno probabile) e il governo che perde la fiducia. Ma si tratterebbe di dinamiche successive.
Ieri Wall Street ha chiuso al ribasso con lo S&P 500 -0,5% a 2982 punti, ma i futures hanno rapidamente recuperate le perdite. La positività ha aiutato l’Asia (Nikkei +1,0% e l'indice Shanghai Composite +1,3%), mentre l’azionario europeo dopo un’apertura in gap up ha subito corretto al ribasso e ora sta cercando supporto. Nel forex si evince la sottoperformance dello yen, mentre l'australiano e il kiwi, nonostante le incertezze odierne, si sono rafforzati. Nelle materie prime l’oro è in laterale e fatica a raggiungere 1300 dollari, mentre il petrolio greggio trova supporto dopo 2 sessioni assolutamente negative.
A parte la Brexit, il calendario economico odierno è alquanto incentrato sugli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’Europa parlerà Draghi e si dovrà prestare attenzione alla bilancia commerciale delle ore 11 attesa in espansione sino a +13,2 miliardi di euro (da +12,5 miliardi di euro della lettura precedente). Negli Stati Uniti spazio ai prezzi alla produzione, PPI a + 2,5% (+ 2,5% a novembre), mentre il PPI core dovrebbe salire leggermente a + 2,9% (da + 2,7%). L'Empire State Manufacturing degli Stati Uniti (New York Fed) dovrebbe salire leggermente a +11,3 (da +10,9 a dicembre). Da ascoltare con attenzione anche le parole di Esther George (membro FED votante considerate falco) e sarà interessante capire se i toni accomodanti proseguiranno.