Lunedì i mercati azionari USA ed europei sono avanzati sulla scia di dati economici promettenti. I titoli tecnologici hanno fatto da apripista nei rialzi. Il DAX ha compiuto un rally del 2,71% e il Nasdaq (1,47%) ha toccato un nuovo record, con gli investitori che continuano ad accumulare titoli tecnologici favoriti dalle condizioni di lavoro da casa delle aziende.
Intanto i legislatori USA discutono sul prossimo pacchetto di stimoli e, stando alle voci, lunedì ci sono stati colloqui produttivi. Prevediamo che il nuovo pacchetto di aiuti fiscali da 1,5-2 mila miliardi di dollari venga approvato nelle prossime settimane.
Chiamatelo rally del mercato, oppure inflazione del mercato azionario, ma le borse mondiali si preparano a nuovi rialzi, sulla speranza che nuovi stimoli sostengano le economie, o per lo meno i corsi azionari.
I principali indici asiatici hanno seguito l’andamento positivo di New York. L’ASX 200 è rimbalzato dell’1,89%, l’Hang Seng ha guadagnato lo 0,83% e il Nikkei (+1,47%) ha capovolto la debolezza di ieri.
Stabili l’USD, i titoli del Tesoro e l’oro.
Alla riunione odierna, la banca centrale australiana (Reserve Bank of Australia, RBA) ha mantenuto la politica invariata e anche il suo approccio accomodante, perché si aspetta che la ripresa post-Covid sia disomogenea e accidentata. La banca si è impegnata a mantenere il tasso d’interesse ai minimi storici fintantoché non vedrà progressi concreti verso la piena occupazione e l’obiettivo d’inflazione (2-3%). L’AUD/USD continua a essere richiesto vicino a 0,7100/0,7150, ma i recenti rialzi sono in parte dovuti alla diffusa debolezza dell’USD e un ulteriore recupero del biglietto verde potrebbe far scendere l’Aussie sotto la soglia a 0,70 prima di un nuovo tentativo rialzista.
I dati positivi sui PMI manifatturieri resi noti ieri in Asia, Europa e USA suggeriscono anche un solido recupero dei dati riferiti ai servizi, che saranno divulgati mercoledì.
Martedì ci sono pochi appuntamenti economici in agenda. Gli ordini industriali USA dovrebbero mostrare un miglioramento del 5% a giugno, a fronte dell’8% del mese precedente, sulla scia delle nuove misure di contenimento del virus; in Europa, i prezzi alla produzione dovrebbero essere saliti dello 0,5% m/m a giugno, dal -0,6% del mese precedente, per effetto del graduale allentamento delle misure di confinamento e della normalizzazione economica.
L’EUR/USD si consolida vicino a 1,17, ma questo supporto potrebbe cedere facilmente, se dovessimo assistere a un ulteriore recupero dell’USD, che trascinerebbe la coppia a 1,1630, il debole supporto che coincide con il 23,6% del ritracciamento di Fibonacci sul rimbalzo in atto da aprile a luglio.
Per il cable le speranze di un rally oltre la soglia a 1,30 sono scarse, perché l’outlook di medio termine rimane nettamente negativo, vista l’amara combinazione di pandemia e incertezze per la Brexit. Alla riunione di questo mese, la Banca d’Inghilterra (BoE) dovrebbe mantenere tasso e acquisti di asset invariati, ma, stando alle indiscrezioni, verso la fine dell’anno la banca dovrebbe permettere alle banche di contrarre prestiti a tassi negativi, oppure aumentare il volume di fondi disponibili al tasso di sconto, così da allentare ulteriormente le condizioni finanziarie. Il predominio delle colombe all’interno della BoE dovrebbe quindi esercitare una discreta pressione ribassista sulla sterlina contro il dollaro e l’euro.
Il greggio WTI trova acquirenti sotto i $40 al barile sulla scia di dati manifatturieri promettenti, ma su questi livelli l’equilibrio è fragile. Un deterioramento della propensione al rischio potrebbe far pendere rapidamente la bilancia in negativo e far precipitare il prezzo del barile sotto il livello dei $40.