L’inasprimento quantitativo, che il Presidente della Federal Reserve Jerome Powell ama chiamare “deflusso di bilancio” non ha più il pilota automatico.
I mercati hanno segnato un tonfo a dicembre quando Powell ha spensieratamente parlato di crescita robusta e di altri aumenti dei tassi di interesse nel 2019 aggiungendo causalmente che la riduzione del bilancio della Fed al ritmo di 50 miliardi di dollari al mese sembrava stare andando bene con il pilota automatico inserito.
Da allora, la Fed, com’è noto, ha invertito la rotta di 180 gradi. Innanzitutto, ha effettivamente escluso altri aumenti dei tassi per quest’anno. Ora il messaggio diffuso è che la Fed non ridurrà il suo bilancio più di quanto non abbia già fatto e continuerà a tenerlo a livelli piuttosto elevati. Potrebbe anche adottare l’allentamento quantitativo (comprare bond con soldi creati dal nulla) come un nuovo strumento di politica monetaria piuttosto che solamente come misura di emergenza.
Il Governatore della Fed Lael Brainard, l’unico membro rimasto del direttivo di governatori a non essere stato nominato o rinominato dal Presidente Donald Trump, ha affermato che l’inasprimento quantitativo potrebbe concludersi già quest’anno. “Ritengo che il processo di normalizzazione possa probabilmente arrivare alla conclusione nel corso di quest’anno”, ha riferito in un’intervista alla CNBC.
Sottolinea come Powell abbia già detto che la Fed punta a tenere ampie scorte di riserve bancarie. Queste sono scese del 40% dal loro picco, afferma, quindi “il processo di normalizzazione del bilancio ha già fatto il lavoro per cui era stato pensato”.
Le riserve bancarie al momento ammontano a circa 1,6 mila miliardi di dollari, ben al di sopra dei livelli pre-crisi, su un totale di bilancio di poco più di 4 mila miliardi di dollari. Powell si è soffermato a lungo in occasione della conferenza stampa di gennaio sulla necessità delle banche di “ampie” riserve e su cosa questo significhi per la politica di bilancio della Fed.
“Riserve più alte sono una parte importante della forte posizione di liquidità che gli istituti finanziari devono avere”, ha rimarcato nel suo discorso di apertura. “L’implicazione è che la normalizzazione della dimensione del portafoglio venga completata prima e con un bilancio più alto rispetto alle stime iniziali”.
È molto probabile che commenti simili saranno resi dalla Presidente della Fed di Cleveland Loretta Mester quando interverrà a Delaware nel corso della giornata odierna [martedì] e che emergeranno anche dai verbali del vertice di gennaio che saranno pubblicati domani [mercoledì]. James Bullard, Presidente della Fed di St. Louis, prenderà parte ad una tavola rotonda dedicata alla questione del bilancio della Fed venerdì all’Università di Chicago.
Nel lungo periodo precedente alla decisione della Fed di ricominciare ad aumentare i tassi di interesse ci sono state considerevoli divergenze di opinioni circa la tempistica, con i falchi che spingevano perché avvenisse presto e le colombe che preferivano aspettare.
Il tutto è risultato in una cacofonia di voci che spesso ha lasciato gli investitori confusi e incerti su quello che la Fed stesse cercando di dire. Non è più così adesso, in quanto i policymaker sembrano pensarla allo stesso modo e stanno fornendo messaggi coerenti.
Mary Daly, a capo della Fed di San Francisco, afferma che l’allentamento quantitativo dovrebbe restare fra gli strumenti della Fed. Non necessariamente per la gestione ordinaria della politica monetaria ma, insieme alle linee guida, tra gli strumenti utili per “quando le condizioni economiche lo giustifichino”, ha spiegato in un’intervista al Wall Street Journal.
Daly ha fatto notare che i tassi di interesse restano lo strumento primario di politica monetaria della Fed e quello in cui lei ripone maggiore fiducia. Sono ancora in corso discussioni circa gli effetti dell’allentamento quantitativo, quindi è meno fiduciosa su questo. Ciononostante “non ho finora avuto alcuna esperienza che suggerisca, osservando le ricerche al proposito, che dovremmo escludere qualcuno di questi strumenti”.