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L’impennata del cambio USD/JPY durerà?

Pubblicato 26.11.2018, 23:20
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Sommario giornaliero sul mercato forex 27.11.2018

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

Il cambio che ha registrato la performance migliore della giornata è stato quello USD/JPY, che ha superato un consolidamento di 5 giorni ed è salito sopra 113,50. Hanno influito molteplici fattori, ma quello principale è da ricercare negli sconti del Black Friday. Secondo Adobe Analytics, che segue le transazioni di 80 dei 100 principali siti internet di shopping on line, le vendite hanno raggiunto un record di 6,22 miliardi di dollari questo venerdì, in salita del 23,6% rispetto allo scorso anno, mentre Mastercard (NYSE:MA) prevede un volume totale delle vendite superiore a 23 miliardi di dollari. Adobe prevede ulteriori acquisti per 7,8 miliardi di dollari durante il Cyber Monday, con un incremento del 18% rispetto ai livelli dello scorso anno. L’evento di un giorno si trasforma in un traino per l’intera settimana in cui la distribuzione si da tanto da fare per far mantenere alti i consumi. Con queste cifre la ripresa del settore della distribuzione non è positiva solo per i titoli ma anche per le valute. L’impennata dell’1,5% dell’S&P 500 e l’aumento del rendimento dei titoli del Tesoro USA hanno sostenuto il cambio USD/JPY. Il cambio è salito oltre la media mobile giornaliera su 20 giorni e si avvia verso quota 114. I dati USA attesi per domani (prezzi delle case e fiducia dei consumatori) purtroppo non crediamo possano sostenere il dollaro a causa del forte calo dei titoli azionari registrato questo mese.

Il Presidente Trump non vede il G20 con ottimismo. Oggi ha dichiarato al Wall Street Journal che è fortemente improbabile che possa decidere di posticipare l’applicazioni di nuovi dazi alle importazioni cinesi. Non solo si aspetta di andare avanti con dazi del 25% su 200 miliardi di dollari di importazioni dalla Cina, ma ha anche suggerito che gli iPhone ed i portatili importati dalla Cina potrebbero essere soggetti all’applicazione di un dazio del 10%. Non eravamo molto speranzosi sull’esito del vertice Trump-Xi e queste ultime dichiarazioni del Presidente USA non fanno che rafforzare la nostra convinzione che l’incontro non porterà a progressi importanti e, se avremo ragione, ulteriori tensioni commerciali renderanno difficile al cambio USD/JPY di sostenere i guadagni. Alla luce di queste dichiarazioni, non c’è da sorprendersi se i dollari di Australia e Nuova Zelanda hanno registrato le performance peggiori della giornata. Nonostante il dollaro australiano sia sceso più del dollar neozelandese, le vendite al dettaglio della Nuova Zelanda sono state molto deludenti – gli economisti speravano in un aumento dell’1% nelle vendite al dettaglio del 3° trimestre, mentre il livello è rimasto stagnante. Per quanto riguarda il dollaro canadese, il rialzo del biglietto verde ha impedito al loonie di reagire alla ripresa dei prezzi del petroilio.

Nel frattempo il cambio EUR/USD è sceso al minimo degli ultimo 6 giorni di scambi tra la ripresa del dollaro e il tono cauto della BCE. Secondo il Presidente della BCE Draghi, i dati economici recenti sono stati più deboli del previsto e, sebbene alcuni di essi potrebbero essere dei cali temporanei, l’incertezza invita alla prudenza. A conferma di ciò anche il report tedesco IFO sulla fiducia delle imprese. Secondo Draghi lo slancio della crescita mondiale ha subito un rallentamento e nonostante l’inflazione stia attualmente salendo si prevede un calo nei prossimi mesi. Si prevede ancora che la banca termini il programma di acquisti a dicembre ma l’utilizzo dell’espressione “in questo momento”, in riferimento alla conclusione del programma di acquisti, fa temere che il programma potrebbe essere ripreso se nelle prossime settimane l’economia globale dovesse indebolirsi sensibilmente. Visto che non prevediamo nessuno sconvolgimento dei mercati finanziari prima del vertice di politica monetaria del 13 dicembre, la BCE dovrebbe continuare coi suoi toni cauti e con previsioni economiche riviste al ribasso. I timori della BCE hanno fatto passare in secondo piano le notizie provenienti dall’Italia secondo cui il paese vorrebbe riportare gli obiettivi di deficit fiscale in linea con gli standard UE. Con il cambio EUR/USD che chiude la giornata ai minimi, è probabile che venga testato il livello di 1,13.

I leader UE hanno approvato l’accordo per la Brexit e invece di salire la sterlina ha chiuso la giornata invariata in quanto gli investitori sanno che la vera partita si giocherà in Parlamento. La Premier May ha bisogno di 320 voti per l’approvazione dell’accordo e i parlamentari sono in totale 650. Dovrebbe avere almeno i 316 voti dei Conservatori ma è fortemente improbabile che riuscirà ad ottenere i 10 voti del partito DUP, dunque dovrà sforzarsi di convincere i membri del partito dell’opposizione a supportare l’accordo. La strada si preannuncia in salita in quanto la maggioranza dei Laburisti si opporrà all’accordo. Tuttavia ci sono dei “ribelli” e dei sostenitori della Brexit all’interno del Partito che potrebbero fare la differenza. Il Parlamento voterà l’11 dicembre, fino ad allora la sterlina GBP sarà scambiata nel suo range in attesa di sviluppi.

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