I sauditi faranno tutto il possibile per il loro petrolio- niente li ha fermati negli ultimi quattro mesi e forse niente li fermerà neanche adesso. I prezzi del petrolio sono schizzati del 300% durante la peggiore pandemia della storia, con Riyadh che ha fortemente spinto per il rispetto dei limiti di produzione. Ma ora che il gruppo dei paesi OPEC sta fronteggiando il primo aumento della produzione degli ultimi mesi, il mercato di prepara a temere un nuovo eccesso di scorte.
La domanda nasce spontanea: i sauditi riusciranno a tirare fuori un asso dalla manica per supportare i prezzi del petrolio durante il vertice dei paesi OPEC e OPEC+? Il gruppo parlerà di moderare i tagli alla produzione che hanno risollevato il mercato dai livelli sotto zero registrati ad aprile.
Jim Krane e Mark Finley, due esperti in materia di petrolio e membri del Rice University’s Baker Institute, hanno indicato in un articolo pubblicato su Forbes martedì che preferirebbero attendere il vertice della Commissione ministeriale congiunta di vigilanza (JMMC) dell’OPEC+ piuttosto che scommettere contro i sauditi.
OPEC in assetto da combattimento
“L’OPEC è in assetto da combattimento in questi giorni”, fanno notare i due esperti.
“A seguito dell’interruzione della disastrosa guerra del prezzo russo-saudita dopo cinque settimane, il cartello non solo ha raddrizzato la sua nave, sfidando un’altra serie di commenti sulla sua sconfitta, ma sembra anche aver sistemato i mercati del greggio globali nel bel mezzo di un collasso della domanda senza precedenti, giusto in tempo per il 60esimo compleanno dell’OPEC”.
Gli autori scrivono che, ad un certo punto i recalcitranti membri dell’OPEC “hanno improvvisamente scoperto la religione”, ossia hanno “iper-rispettato” i tagli alla produzione, che sia stato per loro volontà o che siano stati costretti a farlo. E questo ha consentito all’Arabia Saudita ed alle altre nazioni del Golfo all’interno del gruppo di consegnare complessivamente un milione di barili al giorno in meno rispetto alle loro quote.
Il rispetto da parte dei vari partecipanti al patto per tagliare in totale 9,7 milioni di barili al giorno si è attestato al 108% a giugno, generando un sentimento sufficientemente rialzista affinché l’OPEC potesse fissare un prezzo paniere per il greggio a 43 dollari al barile, sottolineano.
“È come se l’Arabia Saudita dicesse “Saltate!” ed il resto dell’OPEC+ rispondesse: “Quanto in alto?”, aggiungono.
Questo martedì i prezzi del greggio sono crollati di oltre l’1%, proseguendo la discesa di ieri.
I future del greggio WTI, il riferimento USA, crollano dell’1,5% a 39,52 dollari al barile, mentre il Brent, il riferimento globale, registra -1,2% a 42,20 dollari.
Le perdite cumulative del petrolio a volte si possono recuperare in pochi giorni
Come visto nelle scorse settimane, le perdite cumulative dal 3% al 5% si possono recuperare in due sedute consecutive, nonostante le notizie preoccupanti sul COVID-19 e la paura delle conseguenze sull’economia USA.
“La commissione di vigilanza dell’OPEC deve prendere una decisione importante sull’eventuale proroga dei tagli alla produzione”, scrive Jeffrey Halley, analista senior presso la newyorkese OANDA.
“Delle nuove chiusure negli USA sicuramente colpirebbero i consumi di petrolio e l’andamento dei prezzi del petrolio nell’ultimo mese ci indica che per ora siamo in equilibrio”.
Infine, il destino dei prezzi del petrolio “sarà deciso dagli eventi nelle altre classi di asset”, ha dichiarato Halley – in riferimento all’influenza di Wall Street sull’andamento dei mercati, settimana dopo settimana, nonostante i contagi e i decessi da COVID-19 negli Stati Uniti.
Il successo nel breve termine dell’OPEC nella gestione dei mercati dipenderà da molti fattori, incluso (se i prezzi dovessero continuare a salire) l’aumento della produzione di scisto USA.
Gli attuali tagli dei paesi OPEC+ sono degni di nota, hanno scritto Krane e Finley nel loro articolo su Forbes.
“Come ogni cartello il gruppo OPEC/OPEC+ combatte per trovare l’equilibrio”, scrivono i due accademici. “L’Arabia Saudita ha trovato la ricetta segreta? O la disciplina di oggi – dettata dal crollo maggiore di sempre della domanda – svanirà insieme al virus? È troppo presto per dirlo”.
Ci sarà un nuovo boom dello scisto USA ai danni dell’OPEC?
Ma Nick Cunningham, un analista indipendente che scrive sul petrolio su Oilprice.com, ha dichiarato che la produzione di scisto USA potrebbe non essere grande quanto temuto.
In passato, una stretta sul mercato petrolifero creava l’occasione di trivellare scisto in maniera più aggressiva, scrive Cunningham, ma il numero di pozzi attivi negli USA è rimasto ai minimi storici, nonostante il greggio sia tornato a 40 dollari dopo essere sceso sotto lo zero.
“Visto il protrarsi del forte calo della produzione, sembra improbabile che la produzione USA possa tornare ai livelli normali per quest’anno e per il prossimo”, ha aggiunto l’analista.
Ecco il possibile asso che cercano nella manica i sauditi.