La scorsa settimana la coppia USD/CHF è crollata pesantemente, cedendo fino al 2,60% e scivolando da 1,0015 a 0,9755 sulla scia dell’esibizione da colomba di Powell durante l’ultima conferenza stampa del FOMC. Il calo dei tassi d’interesse USA ha eliminato uno degli ultimi forti incentivi perché gli investitori tenessero il biglietto verde, rendendo più economico andare corti. Nel complesso gli asset considerati rifugi sicuri, guidati da franco svizzero, yen e oro, sono cresciuti più della media contro il dollaro. Fatta eccezione per il crollo improvviso dello yen a gennaio, l’USD/JPY è sceso ai minimi dall’aprile del 2018, invece il metallo giallo ha sfondato al rialzo la soglia dei $1.400, toccando il massimo da 6 anni, suggerendo che gli investitori sono sempre più inquieti rispetto all’attuale situazione economica e alle valutazioni delle azioni.
Osservando il posizionamento degli speculatori, si nota che la scorsa settimana le posizioni corte nette in CHF hanno subito una flessione costante, in calo dal 34% al 26% delle posizioni totali. Analogamente, le posizioni nette corte in JPY sono scese al 13% dal 26% di una settimana fa.
La situazione rimarrà tesa almeno fino al vertice G20 che si svolgerà il 28-29 giugno. Gli investitori sperano che Trump e Xi trovino un accordo che potrebbe mettere fine all’attuale guerra commerciale fra le due maggiori economie mondiali. Tuttavia, secondo noi, anche in quel caso i mercati non tornerebbero alla normalità, perché il presidente Trump porterebbe la sua guerra commerciale in Europa. Preparatevi a un’estate ballerina.