La storia di Charlie Munger, venuto a mancare la scorsa settimana a 99 anni, è un brillante esempio del Sogno Americano, soprattutto ora, in un periodo in cui molte persone dubitano che la promessa di una vita migliore sia ancora intatta. Al contrario, io credo che la vita di Munger, insieme ai dati della lista aggiornata Forbes 400, confermi come il Sogno Americano sia ancora vivo.
La vita di Charlie Munger inizia in una modesta città del Midwest, lontano dal fascino di Wall Street. La sua giovinezza è caratterizzata dalle difficoltà, compreso un matrimonio terminato con un divorzio, una rarità all’epoca, che lo ha lasciato con poco in termini di beni.
Ma le avversità non erano finite. Il figlio di Munger, Teddy, era affetto da leucemia, e Charlie dovette sopportare lo stress finanziario della malattia, pagando tutto di tasca. Tragicamente, Teddy morì alla tenera età di nove anni, devastando Charlie.
Davanti a simili enormi sfide (un matrimonio fallito, il disastro finanziario, la perdita dell’amato figlio, e poi la rimozione chirurgica dell’occhio sinistro a seguito di un intervento alla cataratta andato male), penso che anche Munger abbia avuto la tentazione di arrendersi a quei vizi che hanno rovinato tanti altri.
Fortunatamente per lui, fu più o meno in quel periodo che la strada del futuro miliardario incrociò quella di un eccentrico investitore di Omaha, Nebraska, chiamato Warren Buffett. Insieme, i due investitori value iniziarono a comprare le malconce azioni di una vecchia compagnia tessile chiamata Berkshire Hathaway (NYSE:BRKa) Inc. Il resto, come si dice, è storia.
Tra il 1992 e il 2022, la Berkshire ha registrato un tasso di crescita annuo composito (CAGR) del 13%, battendo l’S&P circa due terzi del tempo su base annua. Se un investitore avesse comprato 100 dollari di azioni Berkshire nel 1978, quando Munger entrò nella compagnia, l’investimento ora varrebbe circa 400.000 dollari. Il grafico sotto mostra i ritorni annuali delle azioni Berkshire A meno i ritorni annui dell’S&P 500.
Sogno americano in crisi?
James Truslow Adams, storico vincitore del premio Pulitzer che ha coniato l’espressione “Sogno Americano”, nel 1931 lo definiva come “il sogno di una vita migliore, più ricca e più felice per tutti i nostri cittadini, di ogni ceto sociale”. Questo sogno è ancora vero? Oggi, molti americani non possono fare a meno di dubitarne.
Secondo un recente sondaggio del Wall Street Journal/NORC, solo il 36% degli americani adulti crede ancora nel Sogno Americano, in significativo calo dal 53% del 2012 e dal 48% del 2016. Circa due terzi degli intervistati ha dichiarato che il Sogno Americano una volta era vero ma ora non lo è più, oppure che non è mai stato vero. Inoltre, la metà della gente crede che la vita negli Stati Uniti sia peggiorata nell’ultimo mezzo secolo.
È innegabile che gli Stati Uniti stiano affrontando problemi economici storici al momento. Nonostante l’aumento dei tassi di interesse, l’inflazione resta appiccicosa, con un incremento del 3,2% annuo ad ottobre. Possedere una casa è forse la parte più importante del Sogno Americano ma, a causa dei tassi dei mutui alle stelle, il poterselo permettere è ai minimi storici, così come le vendite di case in corso.
Per quanto la situazione sembri cupa, sono ottimista che il peggio sia passato. Il dolore è temporaneo, e la speranza prevarrà.
I miliardari che si sono fatti da sé incarnano il Sogno
Ma non lo dico solo io. La lista aggiornata Forbes 400, pubblicata ad ottobre, rivela un trend incoraggiante. Oltre due terzi dei miliardari di oggi si sono “fatti da sé”, in considerevole aumento rispetto a meno della metà del 1984. Nel 2023, ben il 70% dei miliardari ha costruito da zero la sua fortuna.
Tra questi miliardari che si sono fatti da sé, 29 hanno un punteggio di 10, a indicare che una volta vivevano sotto la soglia di povertà o che hanno affrontato importanti avversità lungo la strada verso il successo. La lista include persone come l’ex CEO di Starbucks (NASDAQ:SBUX) Howard Schultz, cresciuto in una casa popolare di Brooklyn, e David Murdock, ex CEO di Dole Food Company e veterano di guerra che per un periodo è stato un senzatetto.
Questa diversità di contesti e storie tra gli americani più ricchi evidenzia la resilienza del Sogno Americano.
L’eredità di Munger vive ancora
In questi tempi di dubbi e incertezze, la storia di Charlie Munger ci ricorda che il Sogno Americano non è un cimelio del passato. Ma anzi è vivo, florido e alla portata di coloro che osano sognare, lavorare sodo e perseverare nelle avversità. Il viaggio di Munger dagli abissi della disperazione a diventare un miliardario e una figura rispettata nel mondo della finanza la dice lunga sulle opportunità che ancora esistono in questa grande nazione.
Prendiamo ispirazione dalla sua eredità e dalle storie dei miliardari che si sono fatti da soli e che continuano a modellare il panorama del successo americano.
Buon mese di dicembre!
L’indice azionario S&P 500 è un indice ampiamente riconosciuto, ponderato per la capitalizzazione, dei prezzi di 500 azioni ordinarie di società statunitensi. Un punto base corrisponde a un centesimo di 1 punto percentuale. Il punteggio Forbes 400 Self-Made Score va da 1 a 10, e i valori da 1 a 5 indicano che una persona ha ereditato la maggior parte del suo patrimonio, mentre quelli da 6 a 10 significano che ha fondato la sua compagnia o ha costruito la sua fortuna.
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