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Il dollaro resta un problema per i long su oro e greggio

Pubblicato 08.09.2020, 15:41
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Con il greggio che ha registrato il maggiore crollo settimanale da giugno e l’oro che oscilla nella parte inferiore del range dei 1900 dollari, i long staranno sicuramente sperando in tempi migliori per il greggio ed i metalli preziosi.

Per quel che vale, il nostro consiglio è lo stesso: tenere d’occhio il dollaro

Con i mercati statunitensi che riaprono i battenti dopo il fine settimana del Labor Day, il dollaro mantiene i guadagni contro l’euro nelle speculazioni sulla possibilità che una mossa accomodante da parte della Banca Centrale Europea questa settimana possa colpire la moneta unica.

La decisione di politica monetaria della BCE sarà annunciata giovedì e la maggior parte degli analisti non si aspetta un cambio nella posizione della banca. Ma i mercati seguiranno in particolare il messaggio sulle stime sull’inflazione e cercheranno di capire se l’euro sia più forte di quanto pensasse la banca centrale.

Per la cronaca, l’euro aveva registrato il massimo di due anni poco sopra 1,20 dollari all’inizio del mese, prima che i commenti sul suo livello da parte del capo economista della BCE Philip Lane lo facessero scendere.

“Secondo noi, il dollaro può ancora salire nel resto della settimana, per via della possibilità che la BCE diventi nettamente cauta”,

avrebbe affermato l’analista delle valute della Commonwealth Bank of Australia Kim Mundy , secondo quanto riporta Reuters.

Oro e greggio rimangono sotto pressione

E questo implica semplicemente una cosa: altri dolori per le materie prime valutate in dollari, tra cui oro e greggio.

Gold Futures Daily

Durante gli scambi di mezzogiorno in Asia di questo martedì, il contratto di riferimento dei future dell’oro USA con consegna a dicembre scende di circa lo 0,2%, oscillando a poco meno di 1.930 dollari l’oncia. Al momento della pubblicazione, ha invertito il trend e sta salendo. L’oro era sceso consecutivamente nelle ultime due settimane ed ha registrato solo una settimana positiva nelle ultime sei. Dopo aver segnato il record di 2.089,20 dollari esattamente un anno fa, l’oro di dicembre ha perso quasi 160 dollari, circa l’8%.

Non è tutto. I grafici a 1/5/15/30 minuti di Investing.com per l’oro di dicembre, compresi quelli a 1 e 5 ore, indicano tutti “Strong Sell”.

A parte questo, l’oro spot, che rispecchia gli scambi in tempo reale dei lingotti, è sceso sotto 1.925 dollari segnando il minimo della seduta di 1.923,15 dollari.

“Non è ancora stato determinato se restino o meno altri rischi di ribasso”, ha scritto in un commento sull’oro Jeffrey Halley, analista di OANDA a Sydney. Ha aggiunto:

“Gli investitori si accontentano di non inseguire il mercato e di comprare l’oro sul calo. All’oro manca inoltre un forte slancio ribassista, anche se i rally hanno una portata ridotta. Realisticamente, un eventuale ulteriore ribasso richiederà un’impennata del dollaro USA ed un maggiore selloff dei titoli azionari a Wall Street. A questo punto, si tratta di una risaputa incognita”.

L’analista delle valute Pablo Piovano ha scritto in un articolo su FX Street che l’indice del dollaro sembra destinato ad estendere il suo rimbalzo ancora oltre il livello di 93, che è diventato una soglia rialzista per il biglietto verde.

“Si prospettano ulteriori guadagni ed affronterà un ostacolo iniziale verso 93,50”, spiega Piovano, notando che, malgrado una certa resistenza a 93, l’indice ha dimostrato di “riuscire bene a mantenere invariata la base di offerta finora”.

Nel caso del greggio, il riferimento USA con consegna ad ottobre ha proseguito il violento crollo del 7% della scorsa settimana, scendendo ancora di più dal suo un tempo solido supporto di 40 dollari al barile. Il minimo della seduta odierna per il West Texas Intermediate è stato, infatti, 38,94 dollari. Peggio dell’oro, i grafici di Investing.com sul WTI di ottobre indicano “Strong Sell” per le finestre temporali a minuti, ore e giorni.

Oil Futures Daily

Il rivale britannico del WTI, il Brent, è anch’esso in rosso, sebbene si trovi in una posizione relativamente migliore. Il Brent, che aveva segnato i massimi di marzo di 46,53 dollari il 31 agosto, ha toccato il minimo della seduta di 41,88 dollari questo martedì.

Il dollaro probabilmente si indebolirà durante il vertice di politica monetaria del 15-16 settembre della Federal Reserve, durante il quale il Presidente Jay Powell dovrebbe virare verso una politica più accomodante, bilanciando alcuni dei segnali cauti della BCE. Ma manca ancora una settimana e non c’è modo di sapere cosa succederà al dollaro, e alle materie prime, fino ad allora.

Nota: Barani Krishnan non possiede e non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

 

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