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Trader del greggio prudenti per dati sulle scorte; oro tiene d’occhio il dollaro

Pubblicato 03.08.2020, 15:40
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Ci sarà un’altra oscillazione selvaggia delle scorte di greggio USA questa settimana?

Dopo settimane di dati sballati dalla Energy Information Administration che hanno del tutto scombussolato il mercato, i trader del greggio si aspettano “qualunque cosa” dai dati riferiti al 27-31 luglio che saranno pubblicati questa settimana.

Sebbene il greggio USA West Texas Intermediate sia riuscito a segnare un terzo mese consecutivo al rialzo a luglio mentre il rivale londinese Brent registrava il quarto mese positivo di fila, le incertezze sulla domanda incombono minacciose sui prezzi del greggio.

Crude Oil WTI Futures Monthly Chart

Grafico mensile future del greggio WTI

L’EIA ha riportato due cali di 7 milioni di barili ed uno da 10 milioni di barili a luglio, contro due aumenti di quasi 5 milioni. Sia i cali che gli aumenti sono risultati superiori ai livelli previsti dagli analisti.

La minaccia dei dati volatili sul greggio e dell’aumento delle scorte OPEC

Come un’ombra sullo sfondo che potrebbe improvvisamente balzare in primo piano a seconda di dove saranno rivolti i riflettori, l’imminente aumento della produzione dell’OPEC minaccia di far saltare qualunque luminoso fondamentale rimasto indenne su un mercato del greggio colpito dalla pandemia che ha chiuso il mese di luglio in salita di solo un dollaro al barile.

L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio guidata dai sauditi riporterà 2 milioni di barili al giorno di greggio sui mercati mondiali in base ai termini dell’accordo sulla limitazione della produzione stretto con i suoi alleati non membri capeggiati dalla Russia.

E questo in un momento in cui la ripresa mondiale della domanda di carburante viene minacciata da una seconda ondata di COVID-19, con sempre più paesi (gli ultimi sono stati Australia e Regno Unito) che inaspriscono le misure di confinamento per bloccare i focolai locali.

“I timori per la traiettoria della crescita USA continuano a limitare gli aumenti del prezzo del greggio e questi timori sono ben fondati, data l’inesorabile marcia della pandemia negli stati della cintura del sole verso il Midwest”, scrive Jeffrey Halley, analista a Sydney della newyorkese OANDA.

Hiroyuki Kikukawa, direttore generale delle ricerche di Nissan Securities, la pensa in modo simile. Afferma:

“Gli investitori sono preoccupati per l’esubero di scorte, tra l’OPEC+ che comincerà a ridurre i tagli alla produzione questo mese e la ripresa dei prezzi del greggio dai minimi storici che dovrebbe incoraggiare i produttori di scisto USA ad aumentare la produzione”.

“Inoltre, i timori di un aumento dei casi di coronavirus stanno pesando sui mercati petroliferi”.

La decisione dell’OPEC di tagliare circa 7,5 milioni di barili a partire da agosto rispetto ai 9,6 milioni tagliati da maggio arriva sulla scia dei dati che mostrano che il PIL USA ha registrato il collasso peggiore della storia, un crollo di quasi il 33%, nel secondo trimestre.

“Quando l’OPEC+ ha deciso di aumentare la produzione all’inizio del mese scorso, sembrava che il mercato avrebbe avuto bisogno di questi barili in più”, afferma Phil Flynn, analista di Price Futures Group a Chicago.

“Ora però, con sempre più incertezza per una seconda ondata del coronavirus ed il devastante report settimanale sull’occupazione, nonché il dato peggiore di sempre sul PIL USA, forse in questo momento un aumento della produzione potrebbe non essere una buona idea”, aggiunge Flynn, solitamente rialzista sul greggio.

Il WTI scende di 30 centesimi, o dello 0,7%, a 39,97 dollari al barile alle 14:30 a Singapore.

Il Brent va giù di 22 centesimi, o dello 0,5%, a 43,30 dollari.

Halley di OANDA spiega che, dei due riferimenti, il WTI è stato il più vulnerabile, con la media mobile su 200 giorni discendente che spinge per un nuovo test del supporto di 38,80 dollari.

Sebbene il Brent abbia un supporto migliore, un’infrazione sotto 41,50 dollari potrebbe innescare una correzione maggiore, aggiunge.

Un dollaro più forte pesa sulle materie prime

Parte del ribasso del greggio questa settimana potrebbe essere esacerbato da un dollaro più forte. Dopo essere sceso ai minimi di due settimane la scorsa settimana, l’indice del dollaro, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di sei valute, sale dello 0,2% a 93,54.

Un dollaro più robusto potrebbe limitare anche il rialzo dell’oro. Il contratto dell’oro più attivo, con consegna a dicembre, sul Comex, che ha attratto volumi più alti rispetto al nuovo contratto con consegna il mese successivo, quello di ottobre, ha sfiorato massimi superiori a 2.009 dollari l’oncia negli scambi della mattinata asiatica questo lunedì.

Da livelli di modesta resistenza di circa 2.010 dollari a massimi di 2.200 dollari, si prevede un range enorme per il rialzo dell’oro di dicembre prima della sua scadenza, due giorni prima della vigilia del Capodanno 2021.

La logica dei tori è che, con il Congresso USA che lancerà un altro stimolo da migliaia di miliardi di dollari (più di 3 mila miliardi di dollari sono già stati emessi), è una scelta logica abbandonare il dollaro nel nascente contesto iper-inflazionario e correre verso la sicurezza dell’oro.

Ciononostante, per ogni ipotesi rialzista sul metallo prezioso, c’è invece chi dice che il mercato è sovraccarico nella parte alta e che una correzione di ben 200 dollari arriverà presto. E qualcuno non si limita ad usare iperboli, ma porta anche argomenti ragionevoli e grafici a supporto della propria tesi.

Il range dell’oro resta ampio

Ad esempio, David Lin, produttore associato di Kitco News, il portale media operato dal trader dei metalli preziosi Kitco. In un blog di venerdì, Lin ci ricorda che, quasi immediatamente dopo aver segnato i massimi storici sopra 1.900 dollari nel settembre 2011, l’oro ha ritracciato, dando inizio a quel trend ribassista a lungo termine culminato nel minimo del dicembre 2015.

Ma, nello stesso discorso, Lin cita Dan Oliver, fondatore di Myrmikan Capital, secondo cui potrebbe essere possibile vedere un livello di 10.000 dollari l’oncia, anche se non specifica quando.

Gold Futures Weekly

Grafico settimanale future dell’oro

“La Fed, come sapete, si è data ad acquisti massicci per via del virus e, di conseguenza, il prezzo di equilibrio dell’oro sta salendo proporzionalmente, perciò le cifre per equilibrare il bilancio sono esorbitanti”, avrebbe riferito Oliver durante un’intervista con Lin. “La mia [previsione sul prezzo dell’oro] è cambiata. Punto a 10.000 dollari ora”.

Rick Rule, presidente di Sprott US, ha detto a Lin che non pensa che la previsione di Oliver sia esagerata, ma ritiene che sia prima necessaria una correzione.

“Se mi chiedi la mia prospettiva sul prezzo dell’oro su un orizzonte a due o a tre anni, sono rialzista al punto di essere selvaggiamente rialzista”, ha affermato Rule nel corso di un’intervista con Lin, aggiungendo che potrebbe esserci molta volatilità nei prossimi mesi.

È stato in effetti un anno parabolico per i metalli preziosi. L’argento, altro grande vincitore, ha ottenuto la corona in termini di ritorni tra le materie prime a luglio, con addirittura il 34%. I future di settembre sul Comex sono schizzati dal minimo di quasi 12 anni di 11,65 dollari l’oncia a marzo al massimo di 7 anni di 26,26 dollari l’oncia la scorsa settimana. Negli scambi asiatici di questo lunedì, il contratto è salito di 12,1 centesimi, o dello 0,5%, a 24,337 dollari.

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