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L’OPEC testa la resilienza del greggio a 40 dollari; oro stabile a 1800 dollari

Pubblicato 13.07.2020, 16:25
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Il greggio fatica a mantenere i 40 dollari al barile sulla scia dell’aumento delle aspettative che la super-disciplina dell’OPEC nei tagli alla produzione venga meno questa settimana.

L’oro, intanto, dovrebbe restare comodamente a 1.800 dollari, nella previsione che l’ulteriore indebolimento del dollaro dopo quattro settimane consecutive in discesa attragga altre offerte per un metallo che molti credono sia destinato a registrare massimi storici nei prossimi mesi.

Gold Futures Daily Chart

Grafico giornaliero future dell’oro

Tornando al greggio, i membri chiave dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio, guidata dai sauditi e con la collaborazione dei russi, si incontreranno in videoconferenza mercoledì per discutere della produzione attuale e di quella futura. E non sarà il solito vertice dell’OPEC+, come già suggeriscono i media.

L’Arabia Saudita, leader dell’OPEC che per mesi ha spinto gli altri membri del gruppo a mantenere la produzione bassa per supportare l’impennata del mercato dai prezzi sotto zero di aprile ai circa 40 dollari di ora, potrebbe decidere di aumentare la produzione a partire da agosto, dicono le notizie. 

I sauditi scommettono che la domanda petrolifera tornerà alla “normalità”

I funzionari dell’OPEC, parlando con i giornalisti, hanno spiegato che il cambio di strategia dei sauditi giunge tra i segnali che la domanda di greggio starebbe tornando a quella che la classe dirigente di Riad ritiene essere la “normalità”, dopo mesi di utilizzo sottotono per via delle serrate per il coronavirus.

Ad aprile, l’Arabia Saudita, il maggiore esportatore di greggio al mondo, aveva invitato i 23 produttori del gruppo a tagliare la produzione collettiva di 9,7 milioni di barili al giorno, con la pandemia che aveva comportato un tonfo della domanda.

Ora l’Arabia Saudita e la maggior parte dei membri della coalizione sono a favore di un allentamento dei tagli. I delegati hanno riferito ai giornalisti che, in base alla proposta di Riad, l’OPEC+ dovrebbe ridurre i tagli attuali di 2 milioni di barili al giorno a 7,7 milioni di barili al giorno.

Ma i consumi sono davvero sufficienti a far cambiare idea all’Arabia Saudita a questo punto del gioco? Specialmente considerando che la minaccia della pandemia è tutt’altro che passata, anzi, a quanto pare sta ricominciando.

Crude Oil WTI Futures Daily Chart

Grafico giornaliero future del greggio WTI

Il greggio West Texas Intermediate scambiato a New York, il riferimento dei future del greggio USA, crolla di 79 centesimi o dell’1,95%, a 39,76 dollari al barile al momento della scrittura.

Il Brent, il riferimento globale scambiato a Londra, segna un crollo di 68 centesimi, o dell’1,57%, a 42,56 dollari.

Brent Oil Futures Daily Chart

Grafico giornaliero future del greggio Brent

 “Si parla molto di un possibile “taper-tantrum” del mercato del greggio se i tagli alla produzione dovessero essere allentati”, ha scritto in un commento di questo lunedì Jeffrey Halley, analista della newyorkese OANDA.

 “50% di probabilità” che l’OPEC vada in una delle due direzioni

Halley confessa, tuttavia, che esiste un “50%” delle probabilità circa la prospettiva che i sauditi aumentino la produzione al momento, affermando che ci sono “argomenti convincenti per entrambe le opzioni”. 

 “Aspettiamoci che il greggio resti in un range di trading altalenante fino a quando non saranno rivelate le raccomandazioni della commissione di controllo”, aggiunge, riferendosi alla commissione di controllo ministeriale congiunta dell’OPEC.

Per la cronaca, l’Agenzia Internazionale per l’Energia prevede un maggiore consumo di greggio, che potrebbe contribuire alla tesi di un riequilibrio. La parigina AIE è stata uno dei motivi dei prezzi più alti della settimana scorsa, quando ha alzato le previsioni di 400.000 barili al giorno a 92,1 milioni di barili al giorno, dopo aver notato un calo minore del previsto dei consumi del secondo trimestre.

Le previsioni dell’AIE sul greggio sono state deprimenti negli ultimi anni, scontrandosi con un’OPEC guidata dai sauditi determinata a mantenere i prezzi del greggio supportati in qualsiasi circostanza. Alcuni sono rimasti stupiti dal fatto che l’agenzia abbia stimato un dato positivo per la domanda di greggio mentre il mondo continua ad essere dominato dalla paura di ulteriori conseguenze economiche dovute ad una nuova ondata di COVID-19. 

Goldman Sachs in una nota spiega che, sebbene la crescita più lenta della produzione di petrolio da scisto USA abbia comportato macro-implicazioni più rialziste per il greggio ed il gas, “i timori per la domanda sono in aumento per entrambe le materie prime”.

L’agenzia di Wall Street aggiunge:

 “Questo è in parte dovuto all’aumento dei casi USA di COVID-19, ai timori a breve ed a lungo termine per il futuro della raffinazione e della domanda di greggio”.

L’impennata di casi di COVID-19 scatena i timori per la domanda di greggio

Un’impennata di nuovi casi di coronavirus negli Stati Uniti ha smorzato le aspettative di una rapida ripresa dei consumi di carburante, anche se procedono i progressi sullo sviluppo di un vaccino. 

Il massimo storico del numero di contagi USA in un singolo giorno ha fatto sorgere dubbi circa il ritmo delle riaperture economiche dalle serrate, nonché per la ripresa della scuola in autunno. Le vittime del COVID-19 negli Stati Uniti hanno inoltre cominciato lentamente ad aumentare, dopo l’impennata dei nuovi casi da metà giugno. L’incremento delle vittime si è registrato nei due stati più popolosi, California e Texas. 

E, sebbene gli esperti di malattie infettive nutrano speranze circa il fatto che il numero delle vittime non arriverà ai livelli della carneficina registrata nello stato di New York ad aprile, con picchi di circa 1.000 morti al giorno, non è chiaro quanto velocemente possa aumentare la letalità negli stati più colpiti nelle prossime settimane.

L’oro si aggrappa ai 1.800 dollari nelle speranze di un nuovo record

Per quanto riguarda i metalli preziosi, l’oro spot oscilla a poco più di 1.800 dollari l’oncia, avviandosi a toccare l’attesissimo massimo storico di oltre 1.900 dollari in un futuro non troppo lontano.

Dalla crisi finanziaria, il movimento del prezzo dell’oro è stato quasi speculare a quello del rendimento dei Buoni del Tesoro a 10 anni USA protetti dall’inflazione, che la scorsa settimana ha toccato il minimo di sette anni di -0,78%. Venerdì il Wall Street Journal ha notato come il rapporto tra i movimenti di prezzo dei due asset sia cambiato ma che la relazione non si è infranta nell’ultimo decennio.

Qualcuno, come l’analista di ABN AMRO (AS:ABNd) Georgette Boele, sta già guardando oltre i 1.900 dollari per l’oro, prevedendo prezzi per il 2021 di circa 2.000 dollari l’oncia.

 “La storia del COVID-19 non sparirà e non pensiamo che la Federal Reserve USA cambierà idea sui tassi tanto presto, il che dovrebbe supportare il prezzo dell’oro”, spiega Stephen Innes, a capo delle strategie di mercato per l’agenzia di servizi finanziari AxiCorp.

 

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