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Con Wall Street chiusa le Borse mondiali hanno iniziato la settimana piatte

Pubblicato 16.01.2024, 08:53
Aggiornato 09.07.2023, 12:32


Ciò che cerca l’uomo superiore è in sé stesso; ciò che cerca l’uomo piccolo è negli altri” (Confucio)

Con Wall Street chiusa le Borse mondiali hanno iniziato la settimana piatte. L’indice MSCI World ha perso lo 0,1%, più pesante l’FTSE Mib 40 in calo dello 0,47%, mentre l’FTSE Mib Small Cap ha lasciato sul terreno l’1,5% dopo la sovraperformance della settimana precedente. Oggi ritornano le trimestrali statunitensi con Goldman Sachs (NYSE:GS) e Morgan Stanley (NYSE:MS) in attesa del dato macro più importante della settimana ovvero le vendite al dettaglio in Usa che misureranno il polso del consumatore americano, in particolare perché riferite alle spese natalizie, misurando anche l’impatto dei tassi di interesse anche sul comportamento della spesa. Resta alta l’incertezza livello geopolitico con il Qatar che ha dichiarato di volere interrompere il trasporto di gas attraverso il Mar Rosso, con impatto negativo sulle forniture in Europa. Questo non ha però impedito alle quotazioni del future sul gas alla Borsa di Amsterdam di perdere oltre il 6%, tornando sotto la soglia dei €30 come non accadeva dall’agosto del 2023. Discorso diverso per il petrolio, più sensibile ai venti di guerra in Medio Oriente che resta a ridosso degli $80 (Brent), con chance di tornare a $100, e con il rischio di riaccendere l‘inflazione. Nel frattempo è iniziata a Davos, in Svizzera, la 54ma edizione del World Economic Focus (WEF) dal titolo “ricostruire il futuro”. I lavori si sono aperti con il consueto sondaggio tra gli economisti: il 56% si aspetta un indebolimento dell’economia mondiale, mentre il 43% non vede cambiamenti rispetto al 2023. Voce fuori dal coro quella del numero uno della banca centrale austriaca e componente della Bce, Robert Holzmann che prevede che nel 2024 non ci sarà alcun taglio dei tassi anche se l’Europa dovesse entrare in recessione.

L’oro dei rifiuti


Secondo Jack Dempsey, Fund Manager, Paul Lamacraft, Head of Sustainability Private Equity, e Samuel Thomas, Sustainable Investment Analyst, di Schroders (LON:SDR), utilizziamo già 1,7 volte le risorse che il pianeta rigenera naturalmente ogni anno e questa cifra è destinata a crescere, a fronte dell’incremento della popolazione mondiale. Entro il 2050, sottolinea l’analisi di Schroders, a fronte di una popolazione globale di circa 10 miliardi di persone, si prevede che il mondo produrrà 3,4 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani l’anno con un aumento del 70% rispetto a oggi. Ci sono anche picchi di 530 kg pro capite l’anno, come nella regione nordafricana, dato che la produzione di rifiuti è correlata al livello di reddito. Il grande problema è la modalità in cui i rifiuti vengono smaltiti, dal momento che genera impatti negativi sul cambiamento climatico e la biodiversità. Inoltre, non riciclando correttamente i rifiuti, si genera una domanda aggiuntiva di risorse naturali. Per Schroders le discariche incidono per circa l'8-10% dei gas serra legati all’attività umana. Per questo la gestione dei rifiuti è stata valutata $1.300 miliardi nel 2022, e si prevede una crescita significativa nel prossimo decennio. L’espansione di recupero e riciclaggio sta generando opportunità di crescita per un’ampia gamma di società in tutto il mondo. Un contesto positivo anche per le società di Piazza Affari esposte al mega trend dell’economia circolare e tra queste alcune quotate su Euronext (EPA:ENX) Growth MilanGreen Oleo tra i principali produttori europei di oleochimica fine da fonti rinnovabili e biodegradabili.

Follow the money


Dallo scoppio della pandemia i cinque uomini più ricchi del mondo, ovvero Elon Musk, Bernard Arnault, Jeff Bezos, Larry Ellison e Warren Buffett, hanno più che raddoppiato le loro fortune, passando da $405 miliardi a $869 miliardi di dollari, mentre la ricchezza del 60% più povero, quasi cinque miliardi di persone, è diminuita. La sostiene l’ultimo rapporto di Oxfam sulla disuguaglianza, diffuso in occasione del World Economic Forum di Davos. Secondo l’organizzazione: “se le tendenze attuali continueranno il mondo avrà il suo primo trilionario entro un decennio, ma la povertà non sarà sradicata per altri 229 anni”. Dallo studio, inoltre, emerge che, se si prendono ad esempio le più grandi aziende del mondo, sette su dieci hanno un miliardario come amministratore delegato o principale azionista. Queste società hanno un valore di $10,2 trilioni di dollari, pari a più del Pil complessivo di tutti i Paesi dell'Africa e dell'America Latina. Utilizzando i dati di Wealth X, si scopre poi che l'1% più ricco del mondo possiede il 43% di tutte le attività finanziarie globali. Ma al netto dei temi di carattere etico il dato della ricerca mette in evidenza quali siano stati i settori industriali nei quali si è concentrata la maggiore crescita di valoretecnologia (Elon Musk, Jeff Bezos, Larry Ellison), lusso (Bernard Arnault), economia reale (Warren Buffett). E se in futuro la ricchezza si concentrerà ancora di più, non resta che continuare a cavalcare le tre onde.

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